Quando le persone si approcciano alla disciplina della Mindfulness e iniziano a praticare gli esercizi formali e informali (puoi approfondirli qui), spesso si trovano di fronte alcune difficoltà che possono portare delle sensazioni di frustrazione, scoraggiamento e voglia di arrendersi. E’ importante quindi avere gli strumenti per fronteggiare queste eventuali “sfide”, in modo da esercitare una certa volontà nella disciplina e nella costanza dell’allenamento quotidiano, altrimenti è assai improbabile riuscire a migliorare se stessi e la propria vita se abbandoniamo il campo dopo una settimana o un mese!

Le difficoltà dei primi approcci alla Mindfulness
Molto spesso, chi decide di avvicinarsi alla disciplina della Mindfulness, incontra rapidamente delle resistenze interiori, di solito inconscie, che minano la strada del risveglio della consapevolezza. La nostra mente non vuole cambiare, a lei va bene che tutto resti così, un po’ sbiadito, ma comunque “sicuro”, e ci pone davanti una serie di ostacoli attraverso pensieri limitanti che ci svalutano: io sono molto pigro, non riuscirò mai, sono troppo scostante, la disciplina in me è del tutto assente, ma figurati se riesco a stare fermo su una sedia… ecc. Potrei riempire pagine intere di esempi di ciò che la mente può dire pur di farci desistere dall’impresa più ardua dell’essere umano, ossia riprenderci il governo cosciente della mente stessa.
Ci sono tre aspetti in particolare a cui la mente si attacca più spesso, e che accomunano la gran parte delle persone:
La mancanza di tempo: la mente è bravissima a farci credere che non abbiamo avuto tempo nella giornata per fare una o due pratiche quotidiane (nella Mindfulness non è importante la quantità di pratiche da fare al giorno, di solito non sono mai più di tre, ma conta piuttosto la qualità e l’intensità dello sforzo di essere presenti); spesso ci ritroviamo nel letto mentre stiamo per addormentarci, e arriva il ricordo della pratica da fare… che ci siamo dimenticati di fare! E allora la mente o ci giudica o ci giustifica, dicendo che domani andrà meglio. Altre volte già dal mattino la mente guarda sgomenta l’agenda della giornata e pensa che non sarà affatto possibile infilare 7 minuti di pratica un paio di volte in quasi 14 ore di stato di veglia….
La convivenza con altre persone: se viviamo con la nostra famiglia e magari lavoriamo in mezzo alla gente o comunque insieme ad altre persone, la mente può fornirci questa scusa sentendosi anche un po’ vittima della situazione, perché mica si possono far fuori i colleghi o il partner! Dunque non riusciamo a trovare un posto adatto a fare la pratica, ci sembra che ovunque andiamo possiamo comunque essere disturbati, ci viene il timore che le urla dei bambini ci impediscano di meditare… ed ecco che rinunciamo a priori dicendoci che sì, noi vorremmo tanto, ma siamo sfortunati e non abbiamo proprio l’ambiente adatto per queste pratiche. Dunque anche in questo caso un nostro meccanismo interno ci boicotta, e noi lo lasciamo fare, molto spesso, perdendo la più grande opportunità di poterci svegliare alla vita.
Il terzo punto più gettonato dalla mente è quello del dubbio esistenziale. Ci chiede se davvero siamo adatti a questa disciplina, ci suggerisce di aspettare e vedere cosa accade negli altri, ci spinge a svalutare la nostra scelta… tutto perché è mossa dalla paura, non vuole affatto che noi ci svegliamo, altrimenti non potrebbe più sentirsi la padrona. E’ la forma di boicottaggio più subdola, perché mina la fiducia in noi stessi e la nostra volontà.
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Come superare gli ostacoli alla pratica della Mindfulness
Per del tempo, dopo aver appreso alcuni esercizi del protocollo Mindfulness, è necessario coltivare una certa disciplina, e contemporaneamente imparare ad aggirare i boicottaggi mentali. Diventa una danza tra volontà e amore per la parte di noi che si sente debole e pertanto cerca di sabotarci. Non dobbiamo odiare la mente o tentare di sfidarla, ma semplicemente guardarla con amore, ma smettendo di darle potere attraverso delle piccole azioni che ci impediscano di nutrire le resistenze.Facciamo alcuni esempi.
In merito alla scusa del tempo, possiamo adottare un paio di strategie: mettere un timer ogni volta che sappiamo di dover fare una pratica; al mattino è necessario impostare i timer che ci occorrono in base agli esercizi che dobbiamo fare ed è opportuno scegliere dei momenti in cui non possiamo avere nessuna scusa. Un buon supporto è inoltre scegliere di ripetere per tre volte la frase “oggi dedico 7 minuti alla pratica e non ho nessuna scusa” al mattino davanti allo specchio, come per fare un accordo con noi stessi.
Riguardo la convivenza con gli altri, dobbiamo riconoscere che le pratiche di Mindfulness sono veloci e non durano mai molto, per cui è molto semplice trovare un modo per “isolarci” una decina di minuti, per esempio dicendo che andiamo in bagno. Spesso suggeriamo alle persone di andare a meditare in bagno, seduti sul water (ovviamente chiuso), in quanto rappresenta un forte atto di volontà e ci abitua alla resilienza. Inoltre, imparare a mantenere l’attenzione sul respiro quando ci sono rumori, bambini che urlano e corrono, genitori che litigano, diventa più difficile, ma è come mettere un peso in più al bilancere; in ogni disciplina si può decidere di alzare la posta, di allenarci più duramente di altri, e sappiamo che arriveremo prima a qualche risultato.
Ed è così anche nella meditazione Mindfulness: più si impara in condizioni difficili e più in fretta diventiamo padroni di noi stessi e consapevoli dell’esserci oltre la mente.
Altri piccoli trucchi per aggirare il boicottaggio della mente possono essere:
Tenere un diaro da compilare ogni sera, brevemente, in cui si elencano le resistenze mentali che abbiamo osservato e come ci siamo sentiti nell’andare oltre esercitando disciplina e dunque svolgendo le pratiche, oppure come ci siamo sentiti assecondando la mente; annotare tutto questo ci rende sempre più consapevoli di cosa non siamo e ci aiuta a smettere di seguire i consigli della mente;
Sperimentare un programma calibrato sulle proprie esigenze, attraverso la lettura di libri pratici sulla Mindfulness, oppure frequentando un corso o scaricando magari una app su cui personalizzare l’allenamento;
Trovare persone con cui condividere la propria esperienza, magari anche attraverso dei gruppi o canali online, in cui è possibile anche fare domande o ascoltare ciò di cui hanno bisogno gli altri.
Sebbene alcune pratiche “formali” della Mindfulness (leggi il nostro approfondimento qui) si devono fare in silenzio, senza musica, quest’ultima è comunque utile in alcuni casi: se una persona è particolarmente agitata e iperattiva, ma non riesce a scaricare il sovraccarico energetico attraverso il corpo (per esempio correndo o danzando), allora potrebbe aiutarsi ascoltando prima della musica da meditazione, rilassante, cercando di calmare il sistema nervoso prima di intraprendere delle pratiche di Mindfulness.
E’ chiaro dunque che applicare le pratiche di Mindfulness richiede volontà, disciplina e accettazione amorevole di se stessi, e ciò che si potrà schiudere grazie a queste attitudini, è impagabile e non ha prezzo. Niente nella vita umana ha più valore del risveglio di sé.