Mindfulness e Relazioni: troppo soli o troppo in compagnia?

Vivere in coppia, o in una qualsiasi altra relazione con un’altra persona, non è mai cosa semplice. Se da una parte i nostri bisogni hanno necessità di trovare spazio e accoglienza, noi stessi dobbiamo creare spazio e accoglienza per le necessità dell’altra persona e questo diventa molto complesso quando entrano in gioco fattori quali il rispetto, la fiducia, la complicità.

Come trovare un punto di accordo tra bisogni e necessità differenti?
In che modo la Mindfulness ci può aiutare a gestire meglio le nostre relazioni?

Mindfulness e Relazioni

mindfulness e relazioni

Interessante, anzitutto, la definizione secondo il vocabolario della lingua italiana della parola “relazione”: condizione propria di due o più termini in quanto analoghi, interdipendenti o reciprocamente commisurabili; rapporto.

Allora analizziamo, passo passo, quanto descritto sopra.

Condizione propria, ovvero una situazione condivisa, tra due o più persone in quanto simili, che dipendono l’uno dall’altro o che si possono “misurare” a vicenda.

Ma è proprio vero che ogni relazione che viviamo vede una “similitudine” reciproca? E la dipendenza reciproca? Forse in questa definizione, nel caso specifico di una coppia, salverei solo la parte che parla di “misurarsi a vicenda”. In effetti la relazione è proprio questo: permettere a ognuno di “specchiarsi” attraverso l’altro misurando le proprie qualità e mettendole in gioco reciprocamente. Ma se, nel gioco, qualcosa non funzionasse?

La Mindfulness ci insegna ad assumere la posizione dell’Osservatore senza giudizio, in uno spazio creato da noi stessi all’interno di una focalizzazione nella nostra mente.

Se noi davvero riuscissimo a esercitare questa particolare dinamica interiore, avremmo la possibilità di scorgere, con l’allenamento e anche in tempi piuttosto rapidi, cosa sta per accadere o cosa accade quando ci si infrange di fronte all’immagine che abbiamo proiettato davanti a noi.

Mi spiego meglio: la legge dello specchio, ovvero quel fenomento che avviene tra le persone e che proietta, gli uni verso gli altri, le dinamiche proprie che hanno a che fare con la personalità (struttura formata da insegnamenti, forme pensiero acquisite con il tempo dall’esperienza, edu-castrazione, come definita da Salvatore Brizzi, traumi, emozioni cristallizzate etc…) vale sempre e per tutti, indistintamente, quindi può diventare uno strumento molto potente se si impara a gestirlo attraverso l’auto osservazione.

Facciamo qualche esempio.

Siamo a tavola, io sto parlando e la mia partner o il mio partner non mi ascolta perché guarda il cellulare o la televisione senza tregua, anzi, a un certo punto mi fa anche una domanda di una cosa che io stesso ho già detto… Come reagisco? Cosa le o gli dico?

  1. Mi arrabbio, mi infurio perchè questa è l’ennesima volta che è distratta/o. Non è possibile che non ascolti cosa io ho da dire. Questa volta non gliela faccio passare. Anzi, ora gliene sparo un paio e non le/gli parlo più: mi dovrà pregare di parlare e poi voglio vedere! Ho il corpo in fiamme.
  2. Mi sento frustrato e solo. Certo che non vengo mai preso in considerazione, del resto scelgo sempre il momento sbagliato per dirle/gli le cose. Ma sì, la prossima volta andrà meglio, dai.. beh, però certo che mi sento davvero desolato e triste. Non ho più voglia di fare nulla, oggi.
  3. Respiro e osservo ciò che sta avvenendo nel mio corpo: sto per ardere come nel bel mezzo di un auto combustione oppure mi viene il magone?

Inoltre mi chiedo: ma io la/lo ascolta quando parla? Ciò che mi dice lo trovo degno di essere ascoltato con interesse o mi devo sforzare tutte le vote che mi dice qualcosa? Forse sono sempre preso dai miei pensieri al punto da non trovare spazio per ciò che mi viene detto? Parlo sempre piuttosto che ascoltare?

Non è un test a punti, quindi se vi aspettavate un punteggio, mi spiace, non ve lo posso dare, ma posso dirvi che solo nel terzo caso ho innescato un meccanismo Mindfulness e ho permesso, a me stesso, non solo di ricentrare la mia attenzione nel qui e ora anziché nei pensieri vagabondi di rimuginio senza fine, ma ho anche attivato l’osservatore, che subito si è messo al mio servizio per, secondo la legge dello specchio, farmi accorgere dei miei atteggiamenti.

Del resto nessuna reazione avviene dal nulla, e mettiamo anche il caso che l’esito dell’autoanalisi sia che io non faccia quanto sto ricevendo, posso sempre chiedermi di che cosa voglio nutrire la mia persona. Nessuno è costretto a stare con nessuno.

In linea di massima vale sempre la regola del “inizia a fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Nella legge dello specchio due sono le cose: o ciò che fai ti viene esattamente ribaltato addosso nelle stesse modalità oppure ti ritorna completamente al contrario, proprio come succede nella “cristallizzazione di un trauma”, ma questo è un altro articolo.

Gestione della solitudine: troppo soli?

Ritrovarsi in coppia dovendo adempiere alle pratiche quotidiane di ordinaria relazione pur sentendosi, emotivamente, soli, è una delle grandi frustrazioni che a lungo andare possono davvero procurarci malesseri psico-fisici.

Intanto chiediamoci: il sentirci troppo soli ha davvero a che fare con quanto l’altra persona fa o non fa nei nostri confronti? Ci sono percezioni di solitudine che si muovono a prescindere dalla presenza, o meno, della/del partner. Quale parte di me si sente sola? Cosa provo, in questo momento di solitudine profonda, nel mio corpo? Il meccanismo che deve ri-programmare il nostro inconscio è sempre lo stesso, ovvero non lasciarci trascinare dalle emozioni causata dalla nostra parte mentale (tanto non valgo, tanto non piaccio abbastanza, tanto sto anche bene da solo, tanto sono abituato a stare da solo in compagnia, tanto… etc. etc.)

Una volta osservata, dentro di noi, la dinamica che probabilmente si ripete già da tempo, e anche con partner diversi nel corso delle diverse relazioni, possiamo iniziare a nutrire quella parte interna che si sente sola, donandole attenzione, cura e amore.

Insomma, parliamoci chiaro, fino a che siamo bambini è normale che i nostri genitori si prendano cura di noi, qualora sia possibile, ma una volta adulti, e per adulti intendo superata la maggiore età, chi si deve occupare di noi siamo noi stessi.

Ecco perché non sono molto d’accordo con la definizione di “relazione” presente nel dizionario. La dipendenza reciproca non può essere un meccanismo sano di percorso a due. A lungo andare, infatti, può incastrarci nella pericolosa strada del “bisogno”, stato energetico che brucia anziché costruire.

E poi usiamo la parola, il confronto aperto. Quando, senza giudizio e con amore incondizionato, chiediamo udienza per confrontarci, in modo sano, con la nostra/o partner, possiamo fare un ottimo esercizio creativo insieme: scriverci, reciprocamente, le “mancanze” che sentiamo di provare nella relazione, per poi scambiarcele. Dopo averle lette scriviamo di fianco, ognuno per l’altra, l’impegno e/o soluzione ideale, e poi controfirmiamo come patto di alleanza. Sono sicuro potrebbero emergere “riflessi” molto interessanti.

Gestione degli spazi: troppo in compagnia?

mindfulness e relazioni

Lo spazio condiviso è una bella questione. Certo molto dipende dalla grandezza dello stesso, tuttavia può succedere che ci si scontri, innervosendosi e percependo un non rispetto delle proprie esigenze.

Se riapplicassimo, anche in questo caso, la legge dello specchio, potremmo certo accorgerci di quanto facciamo a nostra volta. In ogni caso potremmo, attraverso le pratiche della Mindfulness, trovare il modo di sperimentare tempi e spazi da condividere e altrettanti tempi e spazi da lasciar vivere, in piena libertà.

Nessun rapporto di coppia può durare se tende alla morbosità (che, a sua volta, nasconde tutta una serie di dinamiche irrisolte legate all’attaccamento). Per questo è fondamentale chiedersi quali sono gli spazi che si vogliono far rispettare evitando, nei momenti meno di “centratura con se stessi”, di scivolare verso le accuse reciproche caratterizzate da parole e gesti di cui poi ci possiamo pentire.

Uno, due e tre… respirate, e vedrete tutto in maniera differente.

NB.(Quanto scritto vale soprattutto per le persone che sono sulla via del lavoro interiore, quindi, se non lo avete ancora fatto, iniziatelo fin da subito e ricordate: ciò che viviamo intorno a noi è il risultato di ciò che stiamo creando dentro di noi).

Luca Capozza