Il nostro corpo emotivo spesso si attiva in relazione a eventi esterni che accadono, ma anche in virtù di determinati pensieri che la mente produce. Possono esserci momenti in cui le emozioni generano dentro di noi una vera e propria tempesta, ci fanno perdere completamente l’ancoraggio alla lucidità mentale e al senso di realtà, creando un filtro attraverso il quale vediamo una realtà distorta.

La forza dirompente delle emozioni
Rabbia, paura e tristezza, sono emozioni fisiologiche che hanno una funzione evolutiva per l’essere umano, cioè servono per guidarci all’azione migliore per noi in un dato momento, a seconda di ciò che stiamo attraversando.
La mancata educazione a sentire le emozioni, unita a meccanismi inconsci di repressione delle stesse come forma di “protezione” , ci mantengono distanti dal nostro sentire autentico, quindi ci ritroviamo a subire le emozioni senza sapere bene cosa ci stia accadendo.
Ogni emozione mette in moto dentro di noi una serie di neurotrasmettitori e ormoni che modificano la fisiologia del nostro corpo, facendoci sentire una sorta di ondata energetica nel corpo: un fuoco dirompente per la rabbia, un congelamento interiore per la paura, una scarica fredda di pesantezza e chiusura per la tristezza e così via… Ecco che la maggior parte delle persone non sa come attraversare queste sensazioni senza subirle o reagirle all’esterno in modo scomposto. Dunque, si ritrovano preda di qualcosa di forte, di travolgente, che non sanno come gestire e che diventa qualcosa di più grande di loro.
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La pratica formale della Montagna
All’interno del protocollo Mindfulness, esistono una serie di pratiche formali (puoi approfondirle da qui ) che si fondano sull’attitudine buddista dello stare in contatto con il proprio respiro, in presenza, senza fare nulla e con l’attenzione consapevole focalizzata sull’adesso.
In linea di massima, sono pratiche che prevedono di mettersi in una posizione comoda ma vigile, con gli occhi chiusi, in modo da poter entrare in contatto con la propria interiorità. Una delle posizioni più indicate è quella del “faraone”, ossia seduti su una sedia comoda, con la schiena appoggiata ma eretta, piedi a terra, gambe non incrociate, le mani rilassate sulle gambe.
Una di queste pratiche risulta molto utile per imparare a gestire meglio le scariche del nostro corpo emotivo, e si chiama Meditazione della Montagna.
Il viaggio interiore inizia visualizzando una montagna davanti a sé, immaginando tutti i particolari, osservandola interiormente mentre viene attraversata dalle varie stagioni: può essere illuminata e riscaldata dal sole estivo, poi quando arrivano le prime piogge l’acqua viene riassorbita nel suo terreno, i suoi alberi vengano sferzati dal vento. La montagna poi accoglie la fredda neve, il ghiaccio invernale, rimanendo solida e ferma, ancorata alla terra e rivolta con la sua vetta verso il cielo.
In una seconda fase stiamo semplicemente nel sentire del nostro corpo, immaginando di essere la montagna stessa, e di accogliere ogni cambiamento climatico che le stagioni portano con sé.
Questa pratica stimola la sensazione di immanenza e di radicamento, indipendentemente da ciò che accade in superficie. Il simbolo della montagna e della sua imperturbabilità è utile per creare dentro di noi un’ancora, nel momento della burrasca emotiva. Se immaginiamo le emozioni come fenomeni climatici, possiamo stabilire un contatto con il nostro centro, che è imperturbabile proprio come la montagna, in modo da non farci sballottare da una parte all’altra dalle nostre emozioni, bensì per imparare a sentirle, a viverle, e a “utilizzarle” come nostre alleate per passare all’azione nel modo più evolutivo per noi.