Tutti noi siamo stati figli adolescenti, e per adolescenza intendiamo tutta la fase che attraversa il ragazzo a partire, circa, dai 10 fino ai 18 anni.
Ma quanto è stato difficile trovare il nostro posto nel mondo e dichiararlo a gran voce?
Ci siamo sentiti appoggiati o è stata una lunga lotta contro i mulini al vento?
Quanto ha influito la nostra confusione nel comprendere cosa ci stava accadendo dentro al corpo?

La delicatezza dell’adolescenza
“I giovani adolescenti uniscono in sé un’innocenza soffusa di ingenuità, una radiosa purezza di corpo e di spirito e il bisogno appassionato di una devozione totale e disinteressata. Si tratta di una fase di breve durata che, tuttavia, per la sua stessa intensità e unicità, costituisce una delle esperienze più preziose della vita.”
Questo diceva Fred Uhlman, l’autore del celebre libro “L’amico ritrovato”, e ne aveva ben compreso l’essenza.
Infatti è innegabile che nel periodo adolescenziale emergano tutta una serie di contrasti e incomprensioni origingate, per loro stessa natura, da una metamorfosi di naturale crescita del corpo fisico, in primis, ma è anche vero che proprio dietro a quelle crisi, più o meno esternate, si celano i grandi tesori che, se portati alla luce, potranno celebrare la grandiosità dell’adulto che maturerà nel futuro.
Dal punto di vista biologico l’adolescenza, la cui parola deriva dal termine adolescere (crescere, svilupparsi, diventare adulto), si attiva quando si avvia il periodo dell’attività puberale. Per questo si comprende benissimo che non si possa generalizzarla, tanto più che tra il genere maschile e quello femminile esistono tempi di attivazione e di durata differenti.
Ma senza entrare nel tecnicismo del processo adolescenziale, quello su cui voglio portare l’attenzione è l’aspetto evolutivo che rompe totalmente gli schemi di un equilibrio pregresso. Avviene un cambio repentino e costante che trasforma il corpo del ragazzo molto velocemente, dunque necessita di trovare equilibrio tra il sentire e il pensare, altrimenti rischia di diventare una gabbia che si scontra con il bisogno impellente e ardente di libertà, espresso poi all’esterno attraverso il rapporto conflittuale con i genitori, la scuola e le istituzioni in generale. E questo sarà lo specchio di un’energia che si muove, a ritmo incessante, dentro l’adolescente e che reclama la sua manifestazione.
Come aiutare, dunque, un adolescente offrendogli l’acquisizione di strumenti efficaci, da poter anche utilizzare in maniera autonoma?
Nella nostra società contemporanea stiamo vivendo dentro a un abisso tra i più epocali di analfabetismo delle emozioni, dunque è quanto mai urgente educare i giovani al sentire e al sentirsi. E mi riferisco al sentire autentico, non a quello indotto, cioè quello che viene stimolato da accurati piani di manipolazione (vedi alcuni programmi televisivi, pubblicità, app dei cellulari, videogames etc…).
In questo la Mindfulness offre un terreno molto fertile e nutriente, e nelle prossime righe, soprattutto se sei un genitore, un educatore o un insegnante, ti propongo elementi pratici su cui lavorare.
Partendo dal presupposto che nella Mindfulness esistono due tipi di pratiche principali, che sono quelle formali e quelle informali, in questo primo articolo mi oriento su quelle formali, quelle, cioè, che sono scandite da un momento di inizio e un momento di fine, e si sviluppano in modo per lo più statico.
I giovani hanno bisogno di trovare un linguaggio in risonanza con loro, per questo è quanto mai fondamentale adattare la Mindfulness a loro e non viceversa. Sappiamo bene che in un contesto culturale in cui il deficit dell’attenzione è in aumento, non possiamo non considerare questo aspetto, oltre al fatto che, mediamente, l’attenzione dovrebbe durare, senza interruzioni, per circa 45 minuti ma poi, di fatto, il tutto si riduce a causa dell’inesperienza sulla gestione dei “pensieri anarchici”.
Dunque dobbiamo utilizzare un linguaggio per loro attrattivo.
Vuoi ricevere il nostro corso gratuito “I 7 Pilastri della Mindfulness” + una sorpresa bonus ?

Esercizi mindfulness da svolgere in autonomia
Gli adolescenti rientrano nella classe del terzo settennio, come ci ha insegnato il teosofo Rudolf Steiner, e ciò significa che hanno la necessità di comprendere, in maniera pratica, tutto ciò che viene loro proposto. Quindi siate del tutto precisi e informati su cosa deciderete di far fare loro.
Dopo essere stati convincenti nella proposta, è consigliabile giocare con un linguaggio metaforico attraverso il quale loro possano creare, mentalmente, tutta una serie di collegamenti che stimolano la loro fantasia. In questo modo, tra l’altro, si potrà trovare una strategia di disontissicazione dalla creatività passiva e indotta.
Nel prossimo articolo farò una specifica con esempi pratici rispetto a quanto scritto qui sopra, ma ora ecco un paio di esercizi pratici di mindfulness che possono diventare, per gli adolescenti, la loro ancora di presenza a se stessi. Ve ne propongo uno di energia più maschile e uno più di energia femminile, tuttavia entrambi possono essere fatti da tutti perché questa non è una distinzione di genere.
Contare i battiti del cuore: chiedere all’adolescente qual è l’organo senza il quale noi non potremmo vivere. Una volta individuato il cuore, chiedere di darci, in un tempo stabilito e breve, che potrebbe essere quello di 1 minuto, il conteggio di quanti battiti fa il suo di cuore. Nella maggioranza dei casi sarà difficile che riesca a contarli in modo dettagliato e scandito, e anche se dovesse riuscirci, potete comunque proseguire con l’esperienza per fargli cogliere le differenze. A questo punto, infatti, fate fare all’adolescente una serie di esercizi fisici atti a innescare una sollecitazione del sistema sanguigno, come una piccola corsa sul posto, delle flessioni atletiche, oppure degli esercizi di jumping. Seguite un tempo preciso e poi, improvvisamente, stoppate e fate partire il timer per permettergli di contare i battiti del suo cuore in un minuto. Una volta fatto, portate la sua attenzione al suo respiro con la volontà di calmare, in modo naturale e dall’interno, i battiti accelerati. La condivisione con quanto ha vissuto potrà essere un primissimo passo per fargli capire quanto sia importante avere coscienza di sé.
L’albero della gratitudine: fai disegnare all’adolescente, su un foglio, il tronco di un grande albero. Spiega come il tronco possa rappresentare se stesso e come, invece, i rami siano la rappresentazione della sua gratitudine. Per questo fai fare tre respiri profondi (a seconda della sua naturalezza nel respirare) e poi lascia che possa pensare a tre persone, nella sua vita attuale, a cui vuole bene. Una volta individuati, fai dedicare loro un pensiero di gratitudine facendolo trascrivere sul suo foglio come ramo dell’albero della gratitudine. Per esempio: “Ti sono grato per…”. Puoi far portare avanti questa pratica ogni giorno per il tempo che desideri, e mentre il suo albero prenderà vita, l’adolescente coltiverà l’attitudine all’apprezzamento e all’apertura del cuore. Il tutto definito in un tempo preciso.
Vi aspetto nella seconda parte per parlarvi delle pratiche informali e del linguaggio simbolico da adottare con gli adolescenti. A prestissimo.
Luca Capozza