obiettivi mindfulness

Come raggiungere i tuoi obiettivi con la Mindfulness

La definizione e la realizzazione di obiettivi è oggi un tema largamente trattato, in diversi ambiti: dal mondo aziendale e produttivo alle performance sportive, dall’istruzione alla terapia.

Numerose discipline si occupano del tema riguardante gli obiettivi, in particolare i coach, i motivatori, i venditori, gli esperti di comunicazione, i web marketer, ecc. Come mai è così importante lavorare su e per gli obiettivi?

L’importanza degli obiettivi nella nostra società

Negli ultimi decenni l’attenzione agli obiettivi e alla realizzazione degli stessi è cresciuta insieme al concetto di “produttività”. Più si deve tendere alla produttività, più è necessario focalizzarsi sugli obiettivi.

In altre parole, la nostra società ci stimola continuamente a fissare obiettivi per diventare sempre più efficienti e produttivi.

La forma mentis che caratterizza le generazioni nate dagli anni 70 in poi è orientata verso il fare, verso l’impiegare il proprio tempo in modo produttivo. E’ diventato anche un modo di dire diffuso nel nostro linguaggio (oggi sono proprio produttivo, se non mi concentro non produco niente di buono, devo impiegare il giorno in modo produttivo), nonché una specie di proverbio popolare (chi dorme non piglia pesci, il tempo è denaro, ecc).

C’è però da osservare che, in questo contesto sociale, le malattie più diffuse dal punto di vista psicologico sono la depressione e l’ansia, mentre dal punto di vista fisiologico, i disturbi da stress (insonnia, problemi gastro-intestinali, problemi al fegato o alla tiroide, ipertensione ecc.).

Questo significa che il nostro stile di vita moderno, orientato al fare e al raggiungere obiettivi, è assai nocivo per la nostra salute psico-fisica.

Questo fenomeno è sotto gli occhi di tutti, ma pochi si fermano un attimo a riflettere sul significato che hanno queste malattie: l’implicazione profonda di questo potente condizionamento sociale è che l’essere umano si avvicina e si avvicinerà sempre di più al funzionamento di una macchina, perdendo il suo status naturale e diventando sempre più “meccanico”.

Correre dietro al fare per produrre e sviluppare l’ossessione dell’obiettivo, genera un processo continuo di attivazione degli ormoni dello stress, intensifica la ruminazione mentale, aumenta le emozioni difficili e spinge le persone a diventare macchine (esisteva una canzone famosa negli anni della mia adolescenza che si intitolava “Produci, consuma, crepa” – CCCP).

Inoltre, l’attaccamento al risultato diventa la naturale conseguenza di un condizionamento orientato al fare: fin da piccoli veniamo abituati a ottenere un certo risultato in base ai nostri comportamenti (ci vengono dati premi o punizioni a seconda di ciò che facciamo o diciamo, ci vengono dati dei voti in base a quello che sappiamo di una determinata materia, ci viene detto che non siamo abbastanza bravi in uno sport o in una disciplina creativa/artistica se non vinciamo la partita o non arriviamo primi a un’audizione.

Insomma, ci insegnano che tutto ciò che facciamo non deve essere fatto per il gusto di farlo, bensì per raggiungere un risultato, e cioè un obiettivo.

E’ diventato difficile e raro poterci concedere del tempo per non fare proprio nulla oppure per fare qualcosa per puro piacere. 

Come fissare degli obiettivi

Per ognuno di noi comunque può essere sano e potenziante scegliere degli obiettivi e impegnarsi per raggiungerli. Non è sbagliato a priori avere degli obiettivi. Ma occorre imparare prima di tutto a trovare obiettivi funzionali per noi e poi comprendere come fare realmente per raggiungerli senza pagare il prezzo di una malattia o di un disturbo da stress.

Innanzitutto, il vero obiettivo è qualcosa che scaturisce sempre dal sentire, cioè da una sensazione interna, che può essere un’intuizione, una percezione, un “sesto senso”. E’ qualcosa che ci fa sentire il fuoco interiore, che ci fa vibrare di gioia, che ci permette di metterci in gioco e che ci fa connettere con il nostro potere personale autentico.

L’obiettivo non è qualcosa che scaturisce dalla mente, non è un pensiero a cui poi applicare la pura forza di volontà.

Spesso si cade in questo fraintendimento. Dal punto di vista dell’Essere, i veri obiettivi non sono quelli che scaturiscono dal volere della personalità, come per esempio l’ultimo modello di una macchina o l’orologio più costoso del momento. Questi sono solo desideri indotti da meccanismi persuasivi e manipolatori adottati nelle strategie di vendita e di promozione dei beni e servizi.

Il vero obiettivo è sempre qualcosa che ha a che fare con la nostra missione, con l’auto-realizzazione dell’Essere, con la manifestazione della volontà divina attraverso di noi.

E’ qualcosa di più profondo, di più spirituale, anche se riguarda la materia. Per esempio, un obiettivo del genere può essere quello di trovare uno studio adeguato alla propria attività da terapeuta, oppure ottenere un appalto per realizzare un edificio con materiali eco-sostenibili, oppure imparare una nuova disciplina che permette di comunicare meglio ecc. Detto in altri termini, un obiettivo è autentico se:

  • scaturisce da un sentire del Cuore;
  • possiede elementi di eticità, correttezza, lealtà, equità, amorevolezza;
  • è utile a noi stessi e alla nostra evoluzione personale;
  • può essere utile anche agli altri (in via diretta o anche indiretta, cioè anche solo come fonte di ispirazione) o al Pianeta.

Si tratta di andare oltre l’idea della produttività, quando cerchiamo degli obiettivi, per imparare a scendere in uno spazio più profondo, nel Cuore, in modo da riconoscere cosa è autentico e cosa invece proviene da una personalità meccanica e condizionata.

Cosa impedisce di raggiungere gli obiettivi

I principali ostacoli che incontriamo quando vogliamo raggiungere un obiettivo hanno a che fare, come al solito, con i meccanismi mentali e con le parti disfunzionali della nostra personalità. In particolare, ciò che impedisce il raggiungimento di obiettivi è:

  1. definire obiettivi in modo inconsapevole, da uno spazio mentale condizionato (di solito oggetti o servizi che ci facciano apparire in un certo modo e che ci facciano sentire allineati e conformi alla società): se gli obiettivi che ci poniamo sono fasulli, cioè dettati da paure, aspettative, bisogni infantili irrisolti, incontreremo senz’altro grandi sforzi, ci toccherà lottare e sputare sangue pur di ottenerli, e probabilmente tutto questo richiederà molto tempo, stress, fatica e problemi di somatizzazione sul corpo fisico;
  2. attaccarsi al risultato senza rendersene conto: questo significa rimanere prigionieri del meccanismo di attaccamento a un’idea, ossia non accettare né contemplare nemmeno la possibilità di “fallimento”, e dunque agire continuamente con l’aspettativa che “andrà tutto bene”, oppure con la paura che “non andrà tutto bene”. Essere attaccati al risultato significa dare potere al processo mentale che ci induce a desiderare la vittoria e a denigrare il fallimento. Visto che la nostra mente è duale, ogni cosa viene vista con i suoi poli opposti: se va bene, vinco, se va male, fallisco.

Il principio fondamentale che accompagna il concetto di obiettivo risiede nell’ascoltare il Cuore. La nostra intelligenza profonda sa sempre di cosa abbiamo realmente bisogno e di cosa possiamo condividere con gli altri.

Saper ascoltare il Cuore diventa il punto cardine da cui partire quando si parla di obiettivi.

Ma cosa significa ascoltare il Cuore? Di per sé, vuol dire imparare a vivere in presenza e in connessione con il sentire. Vuol dire ri-conoscere la voce dell’Essere, intuitiva e creativa, e fidarsi con coraggio. Significa onorare la nostra missione, cioè cosa ha bisogno di manifestare la nostra Anima su questo pianeta e in questa esistenza.

La Mindfulness è un ottimo compendio per imparare la presenza nel qui e ora e per iniziare a percepire le parti più profonde e autentiche di noi stessi. La presenza nel qui e ora è fondamentale per liberarci dei meccanismi mentali che tendono a confonderci anche in tema di obiettivi, e dalle dinamiche della personalità che ci fuorviano e ci incasellano in situazioni disfunzionali e depotenzianti. E’ attraverso la presenza che possiamo “accorgerci” dello spazio da cui proviene la definizione di un obiettivo (dalla mente o dall’Essere?).

La presenza diventa l’elemento determinante per una buona definizione degli obiettivi e per la possibilità di raggiungerli senza sforzo e senza stress. La presenza ci permette di essere resilienti, cioè di stare nel flusso del cambiamento, consapevoli che in ogni momento potrebbe succedere qualcosa che ci costringe a modificare la rotta pre-definita. Essere presenti e consapevoli del nostro sentire significa poter intuire e creare nuove realtà, nuove possibilità, nuove strade da percorrere. E’ una bussola potente che ci permette di rinnovarci e di rinnovare la nostra direzione ogni qual volta se ne percepisca la necessità.

Basare tutto sulla sola forza di volontà non basta, richiede una fatica immensa e porta molta frustrazione. E’ quando attiviamo l’ascolto della volontà del Cuore, tramite la presenza, che allora iniziamo la strada in discesa. Allora lì, in quello spazio, si crea la magia: ecco che si attivano le sincronie con l’universo, si aprono le porte della creazione.

Nella pratica questo significa che, per raggiungere un dato obiettivo da questo spazio, è probabile che incontreremo le persone più adeguate, percorreremo i tempi più funzionali, riceveremo messaggi nei modi più impensati (un sogno, una telefonata di un amico, il titolo di un film ecc.).

Dunque, il paradosso di questa attuale società è che ci addestra al fare compulsivo, al risultato a ogni costo, alla fatica per ottenere ciò che si vuole… Quando invece tutto ciò che serve è lasciar andare ogni attaccamento, allineare la volontà al cuore, coltivare fiducia e pazienza, essere resilienti e coraggiosi, stare nel flusso di quello che c’è. Quello che davvero serve, in un’unica parola, è la presenza.