Saper sentire e regolare un’emozione è una delle attitudini più importanti e difficili allo stesso tempo, di questa nostra esperienza umana.
La maggior parte delle persone tende a reprimere le emozioni, inconsciamente, e a “coprirle” con meccanismi mentali o comportamenti disfunzionali, che spesso portano poi a reagire alle emozioni stesse come se non esistesse nessun controllo della loro energia dirompente.
Le emozioni sono qualcosa di fisiologico, che appartiene alla nostra natura terrena, ma al contempo sono immateriali, sono forze energetiche che si scatenano nel corpo; dunque sono come un ponte che sta a cavallo tra la materia e l’energia.

Le emozioni che curano - LIBRI CONSIGLIATI MINDFULNESS
Uno dei libri più illuminanti sul tema delle emozioni è quello della Dott.ssa Erica Francesca Poli, “Le emozioni che curano – stare bene con la nuova medicina delle emozioni”, nel quale possiamo compiere un viaggio profondo nei meandri della nostra complessa psiche per comprendere i meccanismi che ognuno di noi è chiamato a riconoscere e disinnescare, al fine di vivere in modo equilibrato e soprattutto libero da determinati condizionamenti.
Come possono le emozioni rappresentare una via di cura dell’essere umano?
Nel libro, la Dott.ssa Poli illustra alcuni rami all’avanguardia delle neuroscienze e delle tecniche terapeutiche più moderne, in cui è stata sperimentata e dimostrata la forza guaritrice che risiede nel processo di liberazione di emozioni represse nell’infanzia.
Tutti noi viviamo un’infanzia in cui veniamo condizionati a snaturare noi stessi per poter diventare “adeguati” alle richieste del campo familiare e sociale in cui dobbiamo crescere. Veniamo esposti a piccoli traumi ripetuti o a traumi più grandi, a causa di alcune disfunzioni comportamentali dei genitori o più in generale delle figure di accudimento. Non avendo, prima dei due anni, la possibilità di spiegarci cognitivamente ciò che accade intorno a noi, viviamo tutto attraverso le impressioni analogiche, le sensazioni profonde, le emozioni che sentiamo nel corpo, e in qualche modo impariamo a “difenderci” dalle emozioni stesse in quanto forze troppo grandi per poter essere gestite in tenera età, soprattutto quando non ci sono adulti capaci di insegnarci a regolarle.
Questo meccanismo di difesa, del tutto inconscio, ci costringe ad attuare delle strategie per reprimere emozioni scomode come la paura, la rabbia, la tristezza, al fine di sentirci più al sicuro, più protetti, meno esposti al rischio di non essere amati. Crescendo, i meccanismi di difesa diventano dei veri e propri modelli comportamentali, strategie di sopravvivenza attuate attraverso determinati modi di essere, di pensare, di atteggiarsi, di interagire con il mondo esterno.
Ed ecco dunque che la nostra impronta diventa un’identità, che poi ci accompagnerà nella crescita e si consoliderà sempre di più fino a che, da adulti, non ricorderemo più chi siamo veramente, la nostra essenza, le nostre parti autentiche e spontanee. Saremo delle persone “meccaniche”, che reagiscono in modo sempre uguale di fronte a determinati stimoli esterni che fanno muovere in noi delle emozioni che vanno represse, non manifestate, addirittura non percepite.
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La liberazione delle memorie cellulari
Una terapia che davvero funzioni, deve necessariamente aiutare il paziente a riconoscere questi meccanismi difensivi, a metterli pian piano da parte, in modo da percepire sempre più nitidamente le emozioni che stanno sotto, che si muovono nell’inconscio.
Per liberare l’inconscio dalle memorie cellulari traumatiche, è necessario passare dal sentire le emozioni in tutta la loro potenza, nel qui e ora, all’interno di un rapporto di fiducia e di accoglienza come deve essere quello terapeutico.
Le persone che riescono a compiere questo grande passaggio, hanno la possibilità di sentirsi finalmente libere di agire in modo autentico nel mondo, perché semplicemente imparano a regolare e a convivere in modo funzionale con le loro emozioni.
E’ sorprendente l’analogia tra le neuroscienze moderne e l’arte alchemica che proviene dalla nostra antichità. Gli alchimisti infatti parlavano di “alchimia inferior”, ossia della trasmutazione del piombo in oro. Cosa significa questo realmente?
Il fenomeno fisico che studiavano era proprio quello relativo alle emozioni: imparare a restare totalmente presenti alle emozioni “inferiori”, ossia tutte quelle emozioni terrene che scaturiscono da impulsi di sopravvivenza, permette di trasmutare gli atomi fisici in atomi animici, ossia ci conduce ad aprire il cuore a sentimenti di natura “superiore” come la compassione, il perdono, la gratitudine, l’amore incondizionato.
Il libro “Officina Alkemica – l’Alchimia come via per la felicità incondizionata” di Salvatore Brizzi, un’alchimista dei nostri tempi, ci spiega in modo molto semplice e potente tutto il processo alchemico della trasmutazione, ed è affascinante notare che le conclusioni sono le stesse.
Brizzi e la Dott.ssa Poli raccontano lo stesso tipo di processo partendo da due punti di vista differenti, e forse il filo conduttore più forte è rappresentato da Carl Gustav Jung, colui che decise di allontanarsi in parte dalle tecniche psicoanalitiche di Freud per scendere negli abissi dell’inconscio e incontrare l’Anima attraverso la discesa agli inferi, ossia l’incontro con le emozioni represse, che sono come dei demoni che si muovono dentro di noi senza che noi riusciamo a esercitare il nostro potere, finché non ci diamo il permesso finalmente di sentirle pienamente.
“Le emozioni sono le uniche a cambiarti, e lo fanno in un istante, e tanto più intensamente accade, tanto più rapidamente ti cambiano” – Erica Francesca Poli.
“Il nucleo centrale dell’Opera Alchemica riguarda la trasmutazione delle emozioni negative in emozioni superiori: dal Veleno al Farmaco” – Salvatore Brizzi.