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Come uscire dalla confusione mentale e fare chiarezza grazie alla Mindfulness

Che la mente “menta” è un concetto che, forse, abbiamo già più volte sentito dire. Ma se così è, e nella società sentiamo anche spesso il detto: “non ascoltare il tuo cuore, altrimenti ti perderai nei meandri del fallimento…” allora la confusione può insorgere al primo battito di ciglia di un qualsivoglia problema da affrontare.

Come se, necessariamente, si debba prendere una direzione che sia il risultato di una scelta precisa fatta tra ragione e sentimento.

Ma in tutto questo conflitto interiore come possiamo fare chiarezza e ristabilire una sorta di ordine? Come possiamo uscire dalla confusione? Esiste un modo per sciogliere la nostra confusione nata dall’attrito tra gli opposti? Analizziamola nel contesto di vita che stiamo vivendo in questo difficile momento storico.

Uscire dalla confusione: dove sta la verità?

“La più grande confusione nasce quando si tenta di convincere il tuo cuore e il tuo spirito di una cosa che la tua mente sa già essere una bugia”.

(Shannon L. Alder)

 

Se, allora, di bugie si tratta, faccio un inciso sull’etimologia della parola “verità”, appurato che la sua ricerca è da considerare un passo fondamentale al fine di trovare chiarezza dentro di noi, evitando di sentirci confusi e ingarbugliati.

L’etimologia della parola verità è riconducibile al sanscrito “vrtta = fatto”, accadimento; pertanto il termine verità indica qualcosa di realmente accaduto nei fatti.

Ma quando accade un fatto, quanto questo può essere vissuto in modi totalmente differenti? E comunque un fatto può dare origine a una sola verità?

Forse vi sto confondendo ulteriormente, e questo già sarebbe un risultato per me molto interessante poichè vi permetterebbe, anche in questa lettura, di entrare a contatto con la confusione; tuttavia ciò a cui voglio portarvi è fare una riflessione profonda su quanto ognuno di noi possa percepire ciò che proviene, apparentemente, dall’esterno.

Faccio un esempio.

Vi chiedo, col senso di oggi, come avete vissuto il periodo di chiusura forzata nei mesi del lockdown tra marzo e maggio. La confusione di quei momenti bombardati da notizie di ogni genere come hanno inciso su di voi?

Intanto vi ringrazio per la risposta ed ecco che posso utilizzare proprio le vostre esperienze per farvi l’esempio sopra citato.

Se Mario, infermiere professionista, si è imbattuto nel periodo più difficile e stressante mai affrontato prima, Stefania, libera professionista, non ha mai vissuto uno tra i periodi più felici di questo. Eppure, oggettivamente, il fatto in sè era uno solo: la pandemia stava facendo un sacco di vittime, per questo eravamo tutti in pericolo e nella confusione più totale!

O ancora, mentre per Paolo, insegnante delle scuole secondarie, quel momento è stato uno tra i periodi più creativi dal punto di vista del materiale didattico da sviluppare on line, per Teresa, sempre insegnante delle stesse scuole, è stato il momento peggiore mai passato in tanti anni di carriera scolastica, il più confuso e disordinato in assoluto.

Eppure entrambi sono stati travolti dal fatto che stavano cambiando i loro modi di lavorare, ovvero la didattica a distanza.

Ecco che, ancora una volta, tale situazione ci mostra quanto possano concretamente coesistere, attraverso lo stesso fatto, più verità vissute simultaneamente e che, a seconda della direzione presa, se ne possa cogliere l’ordine o la confusione.

Allora torniamo alla definizione di verità espressa come qualcosa di realmente accaduto. Accaduto dove? Fuori o dentro di noi? Poichè in tal senso possiamo dire che potrebbe esistere una verità oggettiva, la pandemia (ma quanti pareri in contrasto, anche tra vari esperti, abbiamo sentito?…) e una verità soggettiva, ovvero la modalità con cui ognuno di noi ha vissuto quella stessa.

Iniziate a comprendere dove vi sto portando? Siete ancora confusi?

Datemi ancora un po’ di fiducia, tuttavia, e lasciate che vi possa accompagnare ancora oltre il limite della vostra mente…

Abbiamo stabilito che la verità, percepibile in modi diversi, per ognuno assume aspetti differenti e che può riportare, dentro di noi, un senso di pace alla confusione reattiva degli eventi. Tuttavia, come spesso accade che ciò che si muove fuori di noi è ciò che fermenta dentro, il nostro cercare una verità forzata crea non pochi momenti di confusione.

Se, per esempio, io parlo con mio padre il quale mi dice che fuori da casa, nei dintorni del nostro borgo, c’è una famiglia che ha contratto il virus e, dunque, è meglio che io non esca, e un attimo dopo sento mia madre che, invece, mi dice che ha sentito dire che la storia sulla famiglia che ha contratto il virus è una notizia falsa, io, che avevo già una forma di insicurezza nel prendere coraggio e uscire in un momento “pericoloso”, che faccio? Mi lascio travolgere dalla confusione o trovo un modo per centrare il mio sentire, nonostante tutto?

Ed ecco che scatta la trappola delle trappole, ovvero la congettura mentale che inizia un eterno rimuginio con l’unico obiettivo di farsi rassicurare da sentenze dettate non da una verità al di fuori della sua portata, che metterebbe in discussione se stessa, bensì da un opinione frutto di esperienza personale caratterizzata da cultura, morale (costume), fatti accaduti e vissuti, forme pensiero lanciate dai mass media e, attenzione attenzione, dalla paura, serbatoio ideale per la confusione.

Ma allora, esiste un modo concreto ed efficace per uscire dalla confusione? E se non siamo in grado di uscirne e diveniamo dipendenti dei nostri pensieri ossessivi, rischiamo forme patologiche come la depressione?

confusione mentale e depressione

Confusione mentale e depressione

In alcuni casi piuttosto importanti è ormai scientificamente provato che la confusione a lunga durata, che porta di conseguenza incertezza nell’agire e rimuginio di pensieri ossessivi, può portare a forme più o meno gravi di depressione, la quale si manifesta proprio attraverso stati alterati dell’umore.

A tal proposito esistono diversi protocolli ufficiali che mostrano come la mindfulness aiuti sensibilmente a curare tali forme di disagio della persona. Per esempio la Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR, Kabat-Zinn, 1982) si collega a benefici sulla salute mentale in generale, e anche relativamente alla gestione dello stress psicologico, sia in pazienti psichiatrici che non.

Del resto se noi siamo confusi, e in balia dei nostri pensieri più nefasti, saremo sicuramente altalenanti nel provare emozioni che siano autentiche e stabili, e questo è proprio quello che fa la nostra mente se lasciata libera e senza dominio.

E a questo punto comprendiamo un altro tassello del puzzle, che poco a poco ci fa avvicinare alla risoluzione di questa intricata matassa: la nostra mente, condizionata da eventi passati e forme di addomesticamento morale e culturale, necessita della nostra attenzione vigile per ribaltare il processo di schiavitù dentro al quale siamo prigionieri.

Arrivati fino a qui, torniamo pure alla nostra domanda iniziale spingendoci ancora oltre: è possibile abbandonare la confusione? E in che modo possiamo farlo?

Abbandonare la confusione: L’ipnosi dell’informazione

Ora è davvero il momento di allacciare le cinture di sicurezza poiché sto per lanciare una bomba a ciel sereno, quindi se volete smettere di leggere questo articolo ora è giunto il momento di farlo.

Come? Avete deciso di continure? Beh, io vi ho avvertiti…

Ormai avrete capito, leggendo i miei articoli, che adoro porre spesso domande e spunti di riflessione, più che sentenziare paradigmi assoluti, dunque ecco servita la prossima domanda: come, secondo voi, viene veicolata l’informazione? Se la verità, abbiamo visto prima, può essere qualcosa di diverso per ognuno di noi, come possiamo contare su di essa quando ascoltiamo un telegiornale o assistiamo a una trasmissione che ci porta un’informazione data per vera? E se la stessa informazione ci mette in confusione?

A voi le dovute riflessioni circa l’autenticità delle informazioni, tuttavia quello a cui voglio portarvi è ancora altro (credavate che la bomba fosse già stata sganciata?).

Avete mai sentito parlare di Ipnosi? Forse avrete visto qualche film in cui l’ipnosi era utilizzata da seducenti pricologhe verso vittime di amnesie dal lato oscuro, ma questo è solo una parte di ciò che rappresenta questo fenomeno.

Fondamentalmente la parola ipnosi deriva dal greco “sonno”, dunque una forma particolare di addormentamento che permette di accedere a parti profonde di noi che, al “risveglio”, non potranno più essere scovate se non in quello spazio recondito (la famosa cantina, il nostro inconscio). Molti potranno pensare che questo “sonno” debba avvalersi di procedure particolari e complicate, tuttavia non è così. Infatti si può raggiungere un momento di ipnosi pur senza grande sforzo. Basti pensare a quante volte ci siamo resi conto di non essere stati vigili avendo, tuttavia, fatto qualcosa di concreto, come andare in un posto guidando la macchina e chiedendoci, in maniera confusa, come ci siamo arrivati. Questa è una tipica forma di autoipnosi, ovvero un momento di “pilota automatico” in cui il nostro cervello, per poco tempo, è entrato in una forma di trance vigile, cioè a occhi aperti.

Ma se non lo fa spontaneamente il nostro pensiero, ecco che gli stimoli esterni possono, in qualsiasi momento, metterci alla mercè di una qualsivoglia forma di ipnosi. Pensate, per esempio, alla pubblicità che ci induce, senza darci il tempo di rendercene conto, di comprare questo o quello; oppure pensiamo ai modelli sociali lasciati passare attraverso il cinema e la televisione, che provocano in noi il senso del bello e del brutto, condizionando le nostre scelte attraverso un processo ipnotico indotto dall’esterno e che ci mette in confusione tra l’essere e l’apparire.

Ecco dunque che arriva la vera bomba: vi siete mai chiesti di cosa avete più desiderio? E di cosa, invece, più paura?

Perché vi faccio questa domanda? Semplice, perché per poter non essere soggetti a ipnosi da parte dell’inforazione occorre mantenere una centratura con noi stessi e lavorare proprio sui nostri desideri e sulle nostre paure, affinché esse non possano essere usate, in alcun modo, da un’offerta servita su un piatto contornato da false verità.

Mi spiego meglio: siccome viviamo la nostra vita continuamente immersi tra i desideri e le paure (voler essere bello agli occhi degli altri, aver paura di non essere accettato…) queste inevitabilmente divengono cibo perfetto per una veicolazione indotta denominata ipnosi collettiva, ideale per una indotta confusione di massa.

Se, per esempio, io voglio essere bello agli occhi degli altri potebbe succedere che la falsa informazione mi intrappoli all’interno di un’illusione secondo cui, per poter essere belli, serva questo o quel modo di essere o fare, mostrandomi esempi creati a doc di modelli sociali di riuscita nella vita; ma a quel punto io mi sarò già fatto ipnotizzare lasciandomi convincere che quel qualcosa è raggiungibile da un falso ideale, ovvero una falsa verità, il chè porterà me a essere molto confuso sul da farsi.

Lo stesso succede con le paure. Se io ho paura di morire, e il telegiornale mi propina solo morti in ogni dove, io non farò altro che ascoltare, attentamente, tutti i suoi suggerimenti lasciandomi ipnotizzare da notizie rimarcate affinchè io possa diventare un assiduo ascoltatore in virtù dell’audience, e di chissà cos’altro. Ma la stessa cosa può succedere anche parlando di altro, vedi, per esempio, quanto la newage spirituale ipnotizzi molte persone desiderose di trovare, fuori, la risposta che dovrebbero cercare dentro. Ma questo specifico argomento lo approfondiremo in un prossimo articolo.

confusione mentale

Capito, ora, come funziona il giochino? Dunque quanto è importante lavorare su se stessi affinché si smetta di diventare cibo per la manipolazione della nostra mente? Come trovare chiarezza oltre la confusione indotta?

Fare chiarezza e trovare la propria verità grazie alla mindfulness

Esiste un modo garantito per trovare la propria verità, una verità costituita da un profondo senso dell’essere più che un senso del fare (vedi i pilastri della mindfulness).

Anche a un livello più interpersonale, come per esempio con un partner, noi possiamo affidarci non solo alle parole che ci vengono dette ma a un sentire più profondo, soprattutto se lavorato di fiducia e osservazione senza giudizio.

Infatti come possiamo essere certi che ciò che ci sta dicendo l’altra persona sia la verità? Se, soprattutto, tanto desideriamo qualcosa e l’altro lo ha ben compreso, come possiamo essere certi che non ci stia ipnotizzando attraverso l’offerta di ciò per cui siamo piuttosto deboli e sensibili?

La risposta è solo una: noi stessi e il nostro sentire, che ci permettono di fare chiarezza dentro di noi.

La mindfulness ci aiuta a rimanere in osservazione, senza giudizio, e ci grantische, nel qui e ora, di uscire da ogni intorpidimento della nostra mente da qualsivoglia ipnosi.

Esistono diversi modi che potete sperimentare, ma certamente un percorso approfondito che offra possibilità di applicazione in più ambiti della vita credo possa essere la soluzione più concreta ed efficace.

Dunque cosa aspettate a iscrivervi a un corso completo di mindfulness? Come? Ah, l’avete già fatto? Allora ci vediamo a gennaio quando inizierà la scuola dell’Essere… e ricordate una cosa fondamentale che ci aiuta a ritrovare chiarezza al di là di qualsiasi confusione spontanea o indotta che sia: “Per riconoscere ciò che è vero prima bisogna riconoscere ciò che è falso!”

E se ancora siete confusi, scriveteci e saremo ben lieti di approfondire gli aspetti non compresi.

Dunque, buona mindfulness a tutti!

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