La difficoltà a meditare? Molto diffusa tra le persone, in particolare tra chi, nell’immaginario interiore, vede la meditazione come una sorta di tortura in cui bisogna stare fermi immobili per lungo tempo, in posizioni astruse che generano in breve tempo dolori articolari sparsi per il corpo.
I motivi per cui hai difficoltà a meditare
Nel mio lavoro, sia nelle sedute individuali sia nei gruppi, ho ascoltato spesso persone che portavano alla mia attenzione tutta una serie di problematiche apparentemente irrisolvibili che impedivano loro di meditare. Ho notato che, nella maggior parte dei casi, queste problematiche compaiono all’inizio di un percorso di Mindfulness, nei primi approcci alle pratiche di presenza in forma meditativa.
Quando le persone non sono abituate a fermarsi ogni tanto e a orientare l’attenzione dentro di loro, possono trovare difficoltà a meditare in quanto innalzano una resistenza all’idea stessa di ritagliarsi uno spazio per stare in contatto con la propria interiorità.
Tuttavia bisogna dire che questa resistenza è anche frutto di una incomprensione in merito al vero significato della meditazione, ma su questo scriverò più avanti.
Intanto proviamo a fare un elenco delle principali difficoltà che le persone incontrano quando si approcciano per la prima volta alla meditazione:
- la posizione e la postura adottate non sono comode: spesso le persone sono convinte che bisogna meditare in una data posizione, cioè seduti per terra con le gambe incrociate e la schiena ben eretta, possibilmente senza appoggiarsi da nessuna parte; questo retaggio culturale affonda le radici nelle immagini che siamo abituati a vedere di gente che medita: la classica pozione del loto (quella con le gambe incrociate, appunto), in cui le mani sono appoggiate sulle ginocchia e pollice e indice formano un cerchietto unendosi, è la posizione che adottano in oriente da migliaia di anni; questo non significa che sia l’unica posizione possibile;
- dopo aver chiuso gli occhi, nello sforzo di mantenere l’attenzione al respiro, il corpo inizia a produrre una serie di fastidi: tendini che tirano, muscoli che sobbalzano, pruriti, pizzicori, desiderio di muoversi; con questo tipo di distrazione le persone non riescono a rilassarsi. Il punto è che siamo convinti che la meditazione serva per rilassarsi, mentre invece lo scopo delle meditazioni Mindfulness? stimolare tutt’altro, e casomai il rilassamento è solo una conseguenza che talvolta accade e talvolta no;
- alcune persone fanno fatica perché si sentono improvvisamente sommerse dai pensieri, che paiono ancor più invasivi e compulsivi di prima: se lo scopo della meditazione è quello di zittire la mente, come si può riuscire a meditare se veniamo presi d’assalto dalla mente stessa? Anche qui, gioca una grande credenza su questa difficoltà : lo scopo della meditazione non è affatto zittire la mente, perché questo non può accadere a forza, con la volontà, per lo più in stato meditativo!
- la resistenza a meditare spesso viene declinata come una sensazione di profondo fastidio e disagio, nel momento in cui tentiamo di raccoglierci in noi stessi con gli occhi chiusi, derivante da forme-pensiero potenti che ci dicono che stiamo perdendo tempo, che ci sarebbero tutte quelle cose da fare, che tanto non si riesce per cui non vale la pena nemmeno provarci, ecc. Questo tipo di attacco mentale? proprio la chiave da usare per entrare sempre di più nella presenza, ma la maggior parte delle persone lo scambia per un ostacolo e dunque si arrende.

Se hai difficoltà a meditare, segui questi 4 passi!
Prima di addentrarci sul vero significato della meditazione dal punto di vista del protocollo Mindfulness? necessario comprendere come superare le resistenze illustrate prima, in modo da essere più consapevoli di quali passi seguire in caso di difficoltà a meditare.
- innanzitutto, bisogna scegliere la giusta postura, adatta al nostro corpo, visto che non ne esiste solo una giusta. Noi occidentali siamo facilitati nel meditare seduti su una sedia o sul divano (o poltrona), con i piedi appoggiati per terra, la schiena appoggiata allo schienale, le mani appoggiate sulle gambe. Appoggiando la schiena, è possibile tenerla piuttosto dritta senza fatica, e anche le gambe sono più rilassate; chi vuole, può sperimentare una via di mezzo: sul divano, essendo morbido, si possono anche tenere le gambe incrociate, purché la nostra struttura ossea ce lo permetta senza tensioni. C’è chi riesce a meditare bene stando sdraiato, tranne per chi ha una facile tendenza ad addormentarsi;
- E’ poi importante, prima di iniziare, ricordare a noi stessi che l’obiettivo non è quello di rilassarsi, bensì quello di coltivare l’auto-osservazione e l’attenzione al momento presente tramite il respiro. Ciò significa che ogni reazione del corpo diventa qualcosa da osservare senza giudizio. Quando prude un punto, tira un muscolo, c’è una smania da qualche parte, anziché lasciare tutto il potere alla mente che inizia a giudicare sbagliato questo processo, possiamo entrare nello spazio del testimone e osservare ciò che accade: il corpo che sussulta, la mente che giudica e si innervosisce, la nostra attenzione al respiro, le immagini che passano in merito a tutto questo. Questo è il vero significato della meditazione Mindfulness: osservare ciò che c’è senza giudizio;
- se la mente ha la tendenza a rimuginare, è probabile che in meditazione sembri che questa attività aumenti; in realtà è solo una fase iniziale illusoria: non sono i pensieri che aumentano, bensì il fatto che noi attraverso l’attenzione, diventiamo più coscienti del loro vero flusso di passaggio. Dunque, da un punto di vista mindful, è un’altra ottima occasione per auto-osservare la natura dei pensieri mentali e restare presenti al respiro per lasciare che ci attraversino senza agganciarci; questo è un esercizio potentissimo, che in breve tempo vi porterà a notare che la mente ha rallentato il flusso dei pensieri;
- ogni volta che arriva una distrazione, sotto forma di pensiero invasivo, l’attenzione al respiro può aiutare a ricordare che è solo un pensiero e che possiamo non dargli così tanta fiducia da crederlo vero in assoluto; non è così vero che stiamo perdendo tempo oppure che non ci riusciremo mai; queste sono solo forme-pensiero che possiamo osservare e lasciar andare senza giudicarle.
Come imparare a meditare facilmente
Oltre a questi 4 trucchi importanti per rendere l’approccio più semplice, occorre adesso fare una precisazione in merito al vero significato della meditazione.
Meditare, in chiave mindful, non significa rimanere là fermi per un sacco di tempo sforzandoci di ricordarci del respiro e di rilassare a forza corpo e mente.

Meditare in realtà significa adottare un atteggiamento di auto-osservazione e di presenza consapevole rivolta al momento e all’esperienza che stiamo vivendo, qualsiasi essa sia.
Nel protocollo mindfulness, esistono numerose pratiche informali che aiutano le persone a meditare in forme diverse, più funzionali al nostro stile di vita frenetico e caotico, estremamente diverso dal mondo orientale di qualche migliaio di anni fa… Oggi possiamo imparare a meditare in mezzo a questo caos, ed è proprio in questa abilità che si nasconde la chiave del risveglio interiore.
Meditare significa portare l’attenzione al respiro e all’esperienza del momento, sospendendo ogni giudizio e ogni rimuginio mentale. Questa abilità si sviluppa anche con gli occhi aperti!
Possiamo meditare mentre laviamo i piatti, mentre camminiamo, mentre ci vestiamo la mattina, mentre mangiamo, mentre siamo in metro, mentre siamo in coda alla cassa del supermercato o alla posta.
La meditazione di fatto è un atto di presenza al qui e ora, perciò io posso esserci con tutta me stessa, posso essere nell’esperienza in modo vigile, attento, consapevole, non giudicante.
Ecco che in tal modo, attraverso una forma più attiva di meditazione, si riesce a comprenderne la vera potenzialità trasformativa: coltivare l’auto-osservazione significa piano piano riconoscere i nostri automatismi e lasciarli andare, ricordando chi siamo veramente.
Un buon allenamento, oltre alla meditazione in azione, è quello di prendersi solo cinque minuti al giorno, per sedersi e chiudere gli occhi, con l’attenzione al respiro, rimanendo presenti a ciò che accade (nel corpo, nella mente, nel sentire interiore). In questo modo è possibile piano piano imparare l’arte di direzionare l’attenzione al respiro, creando così un’ancora che ci permette di ricordare di farlo in ogni momento in cui ne abbiamo bisogno.
Inoltre, meditare solo per cinque minuti ci mette al riparo dai meccanismi di resistenza connessi al tempo (credenze) e dalla relativa frustrazione che emergerebbe in caso di tempi prolungati.
Dunque per diventare degli ottimi meditatori è opportuno ricordare che:
- meditare non significa restare tanto tempo in una posizione scomoda, ma possiamo farlo per pochi minuti ogni giorno trovando la miglior postura per noi;
- meditare è agire nel mondo in modo consapevole e con l’attenzione ben attiva verso il momento presente.
Buona esperienza!
Dott.ssa Annalisa Chelotti