Nel mio passato, quando vivevo ancora a Lucca e lavoravo come formatrice in ambito aziendale e professionale, ho incontrato tanti imprenditori toscani e ho formato diverse classi di ragazzi in cerca di lavoro, apprendisti, lavoratori in cassa integrazione, in mobilità e disoccupati, donne con passati difficili in cerca di sbocchi professionali.
Oggi ritengo che l’esperienza di quei 5 anni passati a esplorare le dinamiche comunicative e inerenti l’autorità e la leadership all’interno delle aziende, mi abbia dato spunti preziosi per il mio attuale lavoro nella relazione di aiuto, e al contempo mi abbia dato la possibilità di farmi un’idea sulle criticità della psicologia imprenditoriale che appartiene al vecchio mondo.
Per costruire il nuovo mondo, è importante comprendere che tutti i piani dovranno contribuire, compresi quelli delle aziende e delle organizzazioni di ogni tipo.

Il vecchio paradigma dell’imprenditoria italiana
L’analisi che si è delineata davanti ai miei occhi nel contatto con aziende e imprenditori, si può riassumere in due fondamentali punti:
Perseguire l’aumento della produttività e della redditività portando attenzione solo alla dimensione materiale dell’azienda è un limite che ormai ha il potere di mettere al muro numerose attività produttive e commerciali; nel vecchio paradigma, in cui lo sguardo è circoscritto e focalizzato solo su elementi “terreni”, si da risalto al risparmio dei costi, all’aumento delle vendite, all’efficienza delle mansioni e delle gerarchie, al potere coercitivo per far eseguire bene i compiti, al meccanismo premio-punizione, alla gestione del tempo in termini di riduzione della libertà e della flessibilità;
Considerare il capitale umano al pari del capitale finanziario o materiale è l’errore più grave in cui cadono gli imprenditori che lavorano ancora dallo spazio della personalità, e che rimangono prigionieri di un’illusoria credenza riguardo la superiorità della mente logico-razionale rispetto all’intelligenza emotiva e al potere delle relazioni interne.
Mi è capitato spesso di raccogliere la sofferenza di persone che lavoravano in azienda o ci avevano lavorato ma poi era successo qualcosa per cui il lavoro non c’era più. Per la maggior parte di loro, il vissuto emotivo era legato alle ingiustizie subite, al non riconoscimento, al non apprezzamento, allo scarso valore che era stato dimostrato loro, all’assenza di cura nelle relazioni, nella motivazione, nel contattare gli uni gli altri attraverso il cuore.
Mi colpivano molto i racconti delle esperienze dirette, perché era come entrare nei meandri di una psicologia che finora mi era sconosciuta, e grazie a queste letture sotto forma di storie, ho potuto comprendere come sia necessario risvegliare la consapevolezza in tutti coloro che hanno un ruolo di leader, di guida, quindi anche gli imprenditori. Sono come dei padri da un punto di vista simbolico. E se si comportano come padri addormentanti, che agiscono solo dalla personalità in un’ottica di potere, non riescono a fare realmente il bene dell’azienda.
Come creare un nuovo paradigma nel mondo delle organizzazioni
All’interno delle nostre Scuole dell’Essere abbiamo parecchi allievi che nella vita lavorano come liberi professionisti o come imprenditori, e mi accorgo ogni volta di quanto sia prezioso per loro apprendere la disciplina della Mindfulness e portarla nella loro attività.
Coltivare la consapevolezza, per un imprenditore significa sovvertire e ribaltare i due punti del vecchio paradigma, per rendere la loro azienda un laboratorio alchemico di creazione del nuovo mondo.
L’imprenditore del futuro sarà colui che perseguirà la redditività valorizzando le risorse umane attraverso un’attenzione amorevole e una cura verso le specificità singole, verso le relazioni in team, verso la qualità delle materie prime, rivolto all’abbondanza e non all’idea di scarsità, orientato verso la cooperazione e non più verso la competizione e la ricerca ossessiva del potere, saprà gestire le gerarchie e le mansioni in un’ottica di servizio e non di servilismo e aiuterà il suo personale a sentirsi parte della realtà aziendale, perché il senso di appartenenza è il motore più grande che muove le persone a lavorare per un obiettivo comune senza risparmiarsi.
Dunque sarà una persona capace di mettere le persone al primo posto, investendo su di loro e dando il massimo dell’esempio possibile.
La Mindfulness è in grado di poter contribuire a questo processo, perché permette di imparare a osservare i meccanismi della propria personalità, e quindi di operare un maggior discernimento nelle scelte, compiute guardando oltre tali meccanismi.
Attraverso la presenza consapevole, l’attenzione focalizzata e l’osservazione di sé, un imprenditore ha la grande opportunità di scoprire un’essenza più profonda, che ingloba l’intelligenza emotiva oltre che quella cognitiva, l’intuizione e la percezione, l’empatia e la sensazione di esserci pienamente e di poter davvero sostenere e guidare altre persone verso una direzione comune. E al contempo un dipendente, attraverso la consapevolezza, può riscoprire i suoi talenti, conoscere meglio i suoi limiti per poterli integrare, saper gestire le emozioni, le relazioni, e anche i conflitti.
In ambito aziendale dunque, l’applicazione della disciplina della Mindfulness porta numerosi vantaggi e soprattutto è in grado di gettare le basi, nel qui e ora, dell’imprenditore del futuro.