Per addentrarci all’interno dell’universo della manipolazione emotiva, lascia che ti racconti una storia avvenuta un po’ di tempo fa in America, cominciando con: “C’era una volta l’ingenuità…”

Come associare un gesto a un simbolo più ampio
Durante la Easter Holiday Parade di New York, nel 1929, fu magistralmente creato uno dei più rappresentativi slogan di manipolazione emotiva mai avvenuta prima, la “Torches of Freedom”.
Edward Bernays, il nipote di Sigmund Freud, aveva ben compreso come le masse potevano essere indirizzate verso scelte inconsapevoli e dettate solo da una frenesia emotiva. Per questo riuscì in maniera astuta a manovrare una manifestazione per l’indipendenza femminile, trasformandola in una trovata pubblicitaria che avrebbe cambiato, in modo molto impattante, il mercato delle sigarette.
Su commissione di George E. Hill, l’allora presidente della American Tobacco Company, il pubblicitario Edward Bernays mise in mano alla sua segretaria, Berta Hunt, una sigaretta accesa, incitandola a sfoggiare tra le dita questo nuovo oggetto in compagnia di altre donne, come simbolo di indipendenza ed emancipazione.
Fu così che le marche più importanti di sigarette presero come esempio quella trovata e spinsero il messaggio secondo cui, per essere libere ed emancipate, le donne potevano permettersi di acquistare e fumare le sigarette in segno di libertà.
E’ interessante chiederci come George, anziché “vendere” questa trovata alle multinazionali basata su una manipolazione psicologica, avrebbe potuto utilizzare le sue conoscenze per aiutare una vera emancipazione femminile, ma purtroppo questa domanda rimarrà senza alcuna risposta.
Da questo esempio significativo possiamo comprendere come le nostre emozioni siano sotto l’influenza continua di stimoli esterni che rischiano di portarci verso scelte del tutto inconsapevoli. Mentre noi percepiamo la sensazione che un’azione specifica sia una nostra esigenza primaria, ignoriamo totalmente che ciò che spesso facciamo è assecondare una stimolazione meccanica.
Se da una parte la nostra mente continua a proporci schemi già tracciati, le nostre emozioni ci mettono in pasto a impulsi irrefrenabili che lavorano nel nostro “sottobosco”. Mi spiego meglio: la nostra mente ci propone continuamente pensieri già esistenti, fino a che non immagazzina nuovi concetti presi dall’esterno rendendoli suoi. La super stimolazione logico razionale inconscia è proprio uno degli effetti della continua comunicazione attraverso qualsiasi canale esistente (televisivo, cinematografico, pubblicitario etc…).
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L’analfabetismo emotivo: come salvarci attraverso la Mindfulness
Per le emozioni, invece, viviamo in un epoca di completo analfabetismo emotivo.
Veniamo indotti a non lasciare che le nostre emozioni siano visibili e così le reprimiamo, ma più le tratteniamo sotto (nel nostro inconscio) e più possono essere manipolabili.
Ecco spiegato perché davanti a un qualsiasi talk show piangiamo o ridiamo a seconda della scelta di qualcun altro.
A noi sembra di stare meglio, ma è una sensazione superficiale, perché è come se avessimo in modo meccanico svuotato un vaso colmo di emozioni che pesavano al nostro interno. Questa “liberazione” fa parte di un processo fisiologico, peccato che sia un modo per essere schiavi di un sistema che decide quando noi dobbiamo scaricare oppure accumulare il nostro bacino emotivo.
Vi è mai capitato di aver pianto di fronte a una qualsiasi storia di “C’è posta per te” o qualche altro programma che raccontava una storia verosimile quanto triste? Quella sofferenza del pianto cosa vi stava davvero comunicando? Oppure siete rimasti sulla superficie di un “dolore” stimolato da una storia come tante attribuendo all’esterno ciò che invece proveniva dall’interno? E soprattutto vi siete ancora chiesti se troncare quel pianto attraverso la pubblicità, perché lo spazio di quella storia era terminato, e ripartire con un’altra storia cambiando registro con una risata sia stato per voi sano e spontaneo?
La comunicazione, da sempre, utilizza i mezzi più sofisticati di manipolazione psicologica ed è per questo che per entrare nel mondo della pubblicità occorre essere abili esperti di psicologia applicata.
Dunque vogliamo lasciare la conoscenza solo a chi ci manipola o vogliamo diventare noi i veri padroni di noi stessi?
Chi sa in cattiva fede, utilizza gli altri; chi non sa, viene utilizzato. Al contrario, chi sa in buona fede non manipola nessuno, ma si difende con degli ottimi strumenti e non si lascia usare, né di fronte all’uscita dell’ultimo i-phone, né tanto meno credendo ciecamente a quanto gli viene detto in televisione. La tecnologia è neutrale, ma tutto ciò che non è un movimento consapevole diventa a uso e consumo dell’esterno. Questo è un dato di fatto. Le trappole sono infinite, per questo è bene conoscerle piuttosto approfonditamente.
Se io applico la Mindfulness come filosofia di vita, ecco che questa mi permette di essere presente alle mie emozioni in modo, non solo da lavorare interiormente ciò che mi stanno muovendo delle sensazioni specifiche, ma dal saper anche scindere se qualcosa davvero arrivi da un mio profondo desiderio del cuore oppure da un sistema della mia personalità.
Tanti sono stati gli autori del passato che ci hanno messo in guardia, eppure la percentuale di “manipolati emotivi” continua a rimanere piuttosto alta.
Possiamo anche percepirne la perfezione nel lungo sentiero dell’evoluzione dei popoli, tuttavia ciò che ci viene inoltrato attraverso la comunicazione è sempre il risultato della decisione di qualcuno, e dunque non sarà mai l’assoluto. Ed è qui che bisogna puntare l’attenzione, ovvero se quanto sto leggendo, sentendo, vedendo, sia in risonanza con il mio sentire al di là dei miei “cavalli emotivi” impazziti, e posso allora chiedermi: “Qual è il vantaggio che qualcun altro può raggiungere a mio discapito?”
Ci vuole esercizio, certo, e proprio tra i nostri articoli potrai trovare numerosi spunti.
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Un abbraccio, Luca.