Vi siete mai chiesti quale sia il significato di “felicità”?
È interessante scoprire come la sua radice, dal latino, ci riconduca ai termini “abbondanza, ricchezza e prosperità”. Dunque, da un primo semplice ragionamento potremmo dire che si è felici quando si vive nell’abbondanza, nella ricchezza e nella prosperità.
Allora andiamo, insieme, ad analizzare questi aspetti per poterci dare un’indicazione sul nostro stato di “felicità”.
Abbondanza: se ora date un rapido sguardo a tutto ciò che circonda la vostra vita riuscite a scorgere quanta abbondanza sia già presente per voi? Il cibo a disposizione, i vestiti, una casa, una famiglia, delle amicizie, un lavoro, degli hobby e così via? Se li avete scorti tutti presenti, sicuramente innalzano lo stato di abbondanza, ma se anche ne avete solo alcuni, certamente non potete non ammettere che una parte di abbondanza è presente nella vostra vita.
Ricchezza: proviamo a fare lo stesso con questo elemento. Provate a riflettere sulle capacità, le competenze, le attitudini, le qualità che voi possedete, siano esse innate o acquisite nel tempo. Non sono queste caratteristiche che determinano di quanta ricchezza potete disporre, prima ancora che possa divenire ricchezza materiale?
Prosperità: se date uno sguardo al vostro stato di benessere, sia esteriore che interiore, tenendo presente che tutto può essere sicuramente migliorabile, riuscite a scorgere l’importanza della vostra salute e percepire, in essa, quanto potere di potenziale prosperità esiste dentro di voi?
O forse mi volete dire che per voi felicità corrisponde all’aspettativa di costante entusiasmo e sicurezza dei beni materiali?
La trappola della felicità
Quella delle aspettative, e non smetterò mai di ripeterlo, è la vera “piaga” del nostro tempo. Viviamo di aspettative su ogni cosa: sul sentimento del nostro partner, sul comportamento dei nostri amici, sui risultati di ciò che facciamo e così via… E questo disperde un sacco di forze ed energie.
Viviamo la nostra vita continuamente offuscati dalla vera qualità di ciò che c’è, dando per scontato, soprattutto, che ciò che abbiamo non ha molto valore perché ormai è conquistato.
Ed ecco un altro meccanismo indotto del nostro tempo: la sfida per qualcosa che non abbiamo. E che sia chiaro che non ho nulla contro una forma sana di “competitività” con noi stessi, ma quello che invece spesso succede è lo stordimento rispetto a risultati o verità poco raggiungibili che creano in noi solo molta frustrazione.
Se io mi aspetto di essere felice solo quando ho il portafoglio pieno di soldi, questo potrebbe succedere non in qualsiasi momento della mia settimana.
Se io mi aspetto di essere felice solo quando non ho problemi, questo potrebbe non succedere sempre.
Se io mi aspetto di essere felice solo quando tutti mi “adorano”, questo potrebbe creare molteplici delusioni.
E così via…
Come uscire dal circolo vizioso delle aspettative
Le aspettative sono come un timbro indelebile che va a segnare, in anticipo, qualcosa che ancora ha necessità di formarsi e di plasmarsi, sapendo, tra l’altro, che il risultato di ciò che si manifesta nella vita non è niente altro che ciò che continuamente produciamo attraverso quella che io definisco “informazione sottile”, ovvero quella inconscia.
Un pensiero di come dovrebbe essere la nostra vita richiama un altro pensiero e così via, fino ad arrivare a riempire la nostra mente di falsi ideali che governano la nostra esistenza. E se ci pensate bene, questo è lo stesso e identico meccanismo di quello che nella mindfulness viene osservato come il “rimuginio della mente”, cioè quello stato mentale di stress a riproduzione continua che non vi fa dormire di notte e che vi mette sotto scacco per buona parte della vostra giornata.
Allora come poter uscire da questo meccanismo perverso?
- Fermati
- Osserva
- Riqualifica
Vivere con serenità
Il primo passo obbligato è sempre quello di fermarsi. La Mindfulness ci insegna a rallentare e a creare spazio tra noi e ciò che si sta muovendo dentro e fuori di noi. E questo lo possiamo fare attraverso un semplicissimo esercizio di respirazione. Né profonda né troppo lunga, ma semplicemente quella che avete in quel momento. Infatti il focus principale non è quello di sforzarvi a fare qualcosa che non arriva in modo naturale, ma stare in ciò che c’è concentrandovi, sempre più mirati, verso un punto preciso, e, in questo caso, mi riferisco al respiro.
Il secondo passo è quello dell’Osservatore. Una volta rallentato il tempo di ciò che vi porta lontani da voi stessi potete iniziare a “sentire” dentro di voi cosa si muove, permettendovi di passare in rassegna a tutti i particolari che vi state perdendo andando dietro a pensieri disgreganti. Dove sono in questo momento? Cosa sto provando dentro? Quali sono i punti forti di una tale situazione che possono essermi di aiuto nonostante l’apparenza?
Fatto questo, allora possiamo passare alla fase della riqualificazione, che nient’altro è che quella fase durante la quale riusciamo a ripristinare, dentro di noi, un dato oggettivo di realtà che mette sullo stesso piano ciò che non funziona con ciò che, invece, è positivo. Questo ci rimette in uno stato di possibile armonia poiché, se vogliamo utilizzare la metafora della musica, siamo riusciti a creare un’assonanza tra più elementi dove alcune note saranno più gravi e altre più acute; alcuni tempi più lunghi e altri più corti; alcune note più cadenzate e ritmate, altre più in espansione.
Ridare a noi stessi l’opportunità di ristabilire ordine dentro di noi ci porta a poter scorgere, senza alcuna foschia nebulosa, il campo delle possibilità e, soprattutto, il potenziale di felicità a nostra disposizione.
E se felicità significa scorgere l’abbondanza, la ricchezza e la prosperità a nostra disposizione, beh, possiamo sicuramente parlarne perché ciò di cui noi disponiamo è talmente potente che necessita di essere visto con gli occhi della verità e non con quelli della falsa aspettativa.