Ė tempo di prendersi un po’ di vacanza! Siamo alle porte del mese di agosto e alle spalle abbiamo una grande quantità di stress accumulato, di carichi lavorativi e familiari, di corse contro il tempo e giornate senza respiro.
Ma come possiamo davvero prenderci una vera vacanza e riuscire a riposare profondamente, pur mantenendo il giusto nutrimento e regolando i nostri corpi terreni verso un equilibrio stabile? Possiamo dire che siamo in vacanza solo perché non lavoriamo per qualche settimana e magari ci allontaniamo dai luoghi delle nostre routine ripetitive? Quante volte, seppur in vacanza, ti sei sentito comunque stressato dai pensieri della mente, che era rimasta prigioniera del dovere e delle scadenze? Ti è mai capitato di tornare più stanco di prima perché non sei riuscito a “staccare” la spina? E ancora, come si può pensare di vivere “serenamente” solo pochi giorni l’anno e passare tutto il resto del tempo a sopravvivere allo stress?
Il vero carico arriva dalla mente
Lo stress, dal punto di vista epistemiologico, è una sorta di pressione a cui siamo esposti in un dato momento. La parola di per sé proviene dalla fisica: una forza applicata a un determinato materiale rappresenta lo “stressor”, e può generare nel materiale stesso diverse reazioni: può piegarsi, può scheggiarsi, può spezzarsi, per esempio.
Dal punto di vista neuropsicologico, gli stressor principali del nostro sistema nervoso possono avere origine esterna (un evento, un compito, una brutta notizia, un comportamento altrui ecc.) oppure interna (ruminazione mentale, reattività emotiva, credenze limitanti).
Se noi fossimo esposti solo a stressor esterni, come succede agli animali, in realtà non avremmo particolari problemi: sapremmo sfruttare l’evento esterno per passare all’azione e generare un cambiamento funzionale. Se una gazzella viene avvistata e rincorsa da un predatore che vuole mangiarsela, lo stress di tale evento le permette di aumentare la forza del corpo e di correre più veloce, aprendole la possibilità di salvarsi la vita. Scaricando in tal modo l’energia in eccesso, quando è in salvo, ripristina il suo normale stato di rilassamento.
Per noi esseri umani invece non accade quasi mai questo equilibrio tra sistema simpatico (azione) e sistema parasimpatico (rilassamento), perché gli eventi esterni generano a loro volta il principale stressor interno: la ruminazione mentale. La mente, come apparato emanato dalle sinapsi del nostro cervello, è un ente che pensa i pensieri, ossia produce incessantemente parole, immagini, realtà parallele, a sua discrezione. Dunque applica una sorta di narrazione su qualsiasi cosa noi viviamo nella nostra quotidianità.
Se una sgridata da parte del nostro capo può rappresentare uno stressor esterno, ecco che la mente inizia a generare una serie di narrazioni sul fatto: cosa avrei potuto dire o fare, come posso evitarlo in futuro, sono anni che ce l’ha con me, non ha capito il mio intento, vorrei tanto fargliela pagare, ecc ecc. Potremmo riempire intere pagine di infiniti quaderni con i pensieri ripetitivi e automatici che la mente genera.
Ecco che, dunque, la vera stanchezza proviene non tanto e non solo dai carichi quotidiani, ma da come la mente ci parla in relazione a questi carichi. Quindi, quando andiamo in “vacanza” non è affatto scontato che la mente smetta di parlarci, ed è come se noi ci portassimo al mare o in montagna il principale stressor che ci farà compagnia esattamente come quando siamo al lavoro o in famiglia o a correre dietro alle mille incombenze.
La Mindfulness è respiro.
Imparare a praticare l’auto-osservazione attraverso la disciplina della Mindfulness, significa finalmente andare in vacanza, e starci tutto l’anno! Perché si può andare in vacanza dalla nostra mente, più che dalle circostanze della nostra vita. La parola “vacanza” ha origine dal verbo latino “vacare”, ossia essere vuoto, senza occupazione.
Il suo significato profondo è perfettamente in linea con i principi della Mindfulness: fare il vuoto dentro, smettere di occuparci dei pensieri mentali ripetitivi e automatici.
Chiunque inizi ad approcciarsi alla Mindfulness, ha necessità di allenarsi a mantenere la propria attenzione selettiva sul respiro, percependo l’aria che entra e che esce dalle narici, sentendo le parti del corpo che si muovono tramite il respiro, e lasciando che tutto il resto rimanga sfocato in secondo piano: pensieri, rumori esterni, sensazioni somatiche ecc. L’attenzione viene direzionata solo sul respiro.
Questo allenamento serve per imparare a governare la propria attenzione in modo consapevole e intenzionale, al fine non tanto di produrre un rilassamento immediato (che, se accade, accade come effetto collaterale), quanto per costruire dentro di sé uno spazio di coscienza da cui poter osservare i pensieri prodotti dalla mente, con maggior distacco.
Esistono numerose pratiche per imparare ad auto-osservare i pensieri generati dalla mente, e tutte quante permettono di sentirsi, nel tempo, più sereni e meno stressati.
Non certo perché scompaiono tutti gli stressor esterni, ma perché disinneschiamo gli stressor interni! La mente pian piano si calma, perché si sovverte l’ordine gerarchico: non è più lei a governarci in uno stato di totale addormentamento, ma diventiamo noi consapevoli di come funziona e dunque acquisiamo un sano potere interiore. Osservare i pensieri non significa controllarli o eliminarli.
Prova per qualche istante a non pensare a un elefante rosa. Chiudi gli occhi per un minuto e sforzati in questo compito…. ci sei riuscito? No! E nessuno ci può riuscire!
Perché non si può ingannare la mente attraverso un atto di negazione, ma si può solo prendere uno spazio comodo dentro di noi, ancorarsi al respiro, e osservare il suo funzionamento, proprio come se ci sedessimo di fronte a un’automobile e guardassimo come si accende, come aumenta di velocità, come si ferma ecc.
Dunque, impara a praticare Mindfulness, calma la tua mente, riduci lo stress e sentiti in vacanza tutto l’anno!