Alter Lux – La stanza del multiverso

Cap. IV

“Dove mi trovo, ora?”

Questa era la domanda che continuava a echeggiare nella mia testa, e seppur semplicemente la pensassi, evidentemente arrivava ben chiara a colui che mi stava facendo da “Cicerone”.

Anch’egli mi parlava con il pensiero, ed era straordinario perché la comunicazione risultava essere veloce, più autentica e senza quelle inutili sbavature di forma che siamo soliti utilizzare nella nostra quotidianità, perdendo parte prezioso del nostro termpo.

“Dove ti trovi ora è una delle stanze dentro le quali puoi osservare, contemporaneamente, tutte le infinite possibilità delle vite di ognuno.”

La mia sorpresa non finiva e per quanto cercassi di mantenere una centratura in tutto ciò che stavo osservando, ero travolto dalle emozioni da un lato, e dalla ricerca della comprensione logica dall’altra. Mentre nella prima potevo accogliere, in modo tangibile, il suo manifestarsi, nel secondo caso non vi era nessuna fluidità, anzi. Mi accorgevo molto nitidamente di come la mia mente logica volesse comprendere, e più lo faceva e più io mi allontanavo da ciò che stavo vivendo.

Devo dire che in tutto questo tempo il mio approccio con le visioni del mondo invisibile sono decisamente cambiate. Mentre prima mi lasciavo trasportare dalle proiezioni in altre dimensioni perdendomi in infiniti viaggi, per quanto affascinanti, oggi mi sono esercitato a mantenere la centratura e il dominio dello stare, approfondendo ciò che c’è e senza farmi sballottare da quell’astrale, dove al suo interno richiamavo energie non sempre tra le più accoglienti, diciamolo pure, ma avrò modo di raccontare anche questo.

“Ok. Manteniamo la sospensione in questo tempo e osserviamo fin dove posso spingermi oggi nel conoscere ciò che ancora non conosco”.  Così mi incoraggiavo, mentre divoravo con gli occhi tutto ciò che era presente intorno a me.

“Guarda, fratello. Guarda tu stesso… Ora ti mostro le infinite possibilità della tua e della vita dei tuoi compagni di viaggio…”

Ed ecco che intorno a me, vedevo come dei grandi schermi a forma curva, che mi stavano “trasmettendo”, alla velocità della luce, una serie interminabili di scene e immagini che raffiguravano tutti gli eventi possibili, i cui protagonisti erano proprio i miei compagni di viaggio.

Tra lutti, matrimoni, nascite, separazioni e chissà cos’altro, ho davvero visto una serie infinita di possibili evoluzioni delle nostre vite, dalle più divertenti alle più drammatiche, e tutte erano “vere”.

“Ma tutto questo perché? Cioè, voglio dire, com’è possibile tutto questo?”

“Non mi aspetto certo che tu possa comprendere l’intero sistema complesso che sta dietro a tutto questo, come lo definisci tu, tuttavia ti posso suggerire di immaginare un campo di grande intelligenza, dal quale tutti noi attingiamo, che possiede al suo interno tutto ciò che esiste e tutto ciò che potrebbe esistere, o che, semplicemente, esiste ma in dimensioni differenti”

Non era ancora chiaro cosa mi stesse dicendo e lui lo avvertì, dunque mi fece toccare con mano il tessuto, affinchè io potessi entrare nell’esperienza fisica e non solo visiva.

Un’esperienza incredibile, di una portata inspiegabile: in ogni momento ero qualcuno o qualcosa e tutte le sue infinite possibilità, eppure, in ogni infinita visione, io ero Uno. Non credo esista un modo per spiegarlo se non viverlo. In effetti spesso mi è stato detto, e lo comprendo io stesso, che le nostre limitate capacità intellettive non possono decodificare codici che utilizzano altri sistemi di linguaggio, sistemi che noi non abbiamo ancora sviluppato per un processo naturale di evoluzione.

E così mi sono goduto quel viaggio in quella stanza non stanza, cioè una parte dell’Universo stellato dove tutto si muoveva talmente veloce che quasi mi creava un vertiginoso giramento di testa.

Come in tutti i vissuti terreni, anche qui il tempo del mio vivere l’esperienza stava per giungere al termine e me ne accorsi semplicemente perché ora mi ritrovavo nuovamente nella cupola della navicella dalla quale ero venuto…

Un ultimo sguardo intorno a me, alla mia “famiglia” e poi ho poggiato la mano sulla parte trasparente della cupola e l’altra mano, dalla parte opposta, era lì a mantenerne il contatto. Era stato lui che mi aveva accompagnato per tutto il viaggio, e mentre il mio corpo scendeva e la mia mano si disallineava dalla sua, per un attimo ho finalmente scorto il suo volto, cosa che non avevo fatto fino a quel momento. E ne rimasi letteralmente sconvolto: ero io.

Colui che mi aveva accolto, colui che mi aveva accompagnato per tutto il viaggio e, ora, colui che mi stava salutando non ero nient’altro che io. Eppure mi sentivo diverso, non tanto di aspetto, ma a livello energetico… e qui lo compresi in un’istante. Ero io nel futuro, e il mio nome era, o sarà, ALTER LUX.