Siamo tutti pronti a salutare il vecchio anno galvanizzati nella convinzione che i nostri grandi progetti e grandi eventi, finalmente, metteranno fine a tutte le nostre sofferenze dell’anno appena passato.
La festa risponde alla necessità mentale di dividere il nostro tempo in sezioni. Pensiamo quindi che la nostra vita possa avere dei cambiamenti in positivo dalla fine di un ciclo all’inizio di quello nuovo. Questo evento, però, ha radici molto antiche e spirituali che veniva riconosciuto con cerimonie che ancora oggi variano dal luogo e dal tempo, in pieno contatto con la Natura e le sue leggi.
Riti apotropaici (scaramantici) – Muovono dall’idea che l’anno vecchio deve portar via con sé tutto il male fisico e morale del gruppo e degli individui singoli.
Alcuni esempi sono: gettar per strada pezzi di legno ardente (Niget); battere con un bastone ogni angolo della casa per cacciarne gli spiriti maligni e gettar poi il bastone in un fiume (Votiaki); oppure gli spiriti maligni possono essere cacciati con colpi di arma da fuoco per tutta la città, cingendo le mura con una corda consacrata per impedirne il ritorno (Siam); suonar trombe come nel giudaico; bruciar fantocci di carta raffiguranti lo spirito del male (Tibet, Corea).
Nella Roma antica erano consueti riti con analoghi significati, come l’espulsione dalla città di Mamurio Veturio, un vecchio rivestito di pelli che rappresentava Marte (ovvero l’anno vecchio), il 14 marzo. Tuttora è vivo e non solo a Roma, l’uso di gettar dalle finestre alla mezzanotte del 31 dicembre, oggetti rotti e inservibili e di sparare colpi di rivoltella o di fucile.
Riti augurali – Si prega tramite formule o gesti che hanno un valore magico (realizzatore) per i beni ai quali sono rivolti.
Così si prega nelle pagode del Laos per la fertilità della terra, creando apposite buche di acqua per provocare la pioggia; si pregano gli spiriti affinché diano sostegno al re e al gruppo, immolando i maiali, le cui viscere sono di buon auspicio (Borneo); il re di Babilonia rinnovava la sacra provvista del suo potere regio toccando la statua di Marduk; si prega Iddio affinché scriva il nome del fedele nel libro della vita (giudaismo); si distribuisce alla servitù e al bestiame una focaccia in forma di verro quale mezzo di fecondazione (Estonia); si fanno auguri di buon anno agli alberi e al bestiame (Belgio); si cammina in processione da est a ovest come il sole, dietro un uomo coperto da una pelle di bue, il cui tocco garantisce la sanità e la prosperità (Scozia). Anche a Roma il 1 marzo, inizio dell’antico anno religioso, si rinnovava il fuoco di Vesta e fronde di lauro venivano appese alla Regia e alle case dei flamini maggiori. Quando si stabilì che l’anno civile ha inizio a gennaio nel 135 a. C., gli usi del capodanno passarono a quella data. Tra questi il più caratteristico era lo scambio di doni, uso che la tradizione faceva risalire a Tito Tazio, legato al santuario della dea Strenia: da Tazio proveniva infatti il dono della verbena. I doni avevano il nome di strenne che consistevano all’origine in frutta secca e miele, poi in monete d’argento che i clienti donavano ai patroni, i sudditi all’imperatore. Quest’uso dei doni di capodanno (o di Epifania) è rimasto anche nel cristianesimo. Il capodanno a Roma però non si considerava festivo, anzi dopo la presentazione delle strenne tutti si recavano al proprio lavoro con l’idea che i benefici ricavati in quel primo giorno si dovessero perpetuare per tutto l’anno. Nel folklore attuale i riti augurali si riducono a scambio di felicitazioni, brindisi, a mangiar lenticchie (auspicio di guadagno) e uva contando i chicchi. Attualmente l’intento è solo quello di passare allegramente la giornata come buon augurio per tutto l’anno.
Riti divinatori – Finalizzati a conoscere quel che avverrà nei successivi 12 mesi.
In Babilonia la festa del nuovo anno, detta Zagmuk, era un rito solenne perché in esso il dio Marduk, che era in possesso le cosiddette tavolette del destino, proclamava il destino annuale della città. Su questa scia i mezzi divinatori escogitati dal popolo sono: gettar per aria un oggetto e vedere se cade da un lato o dall’altro (pane imburrato, nel Finistère); oppure a capodanno le domande specifiche su matrimonio, morte e raccolti trovano una risposta dal modo con cui cadono degli oggetti giù per una scala, ad esempio una pianella, delle spille, tre fagioli, la chiara d’uovo, 12 grani di frumento, ecc. (Emilia Romagna).
Riti funerari – Si ritrovano soprattutto in luoghi dove la commemorazione dei defunti ha avuto un particolare rilievo.
Viene acceso un fuoco attorno al quale si crea una danza in cerchio e durante il rito si gettano gli oggetti che pensiamo essere utili ai morti (California); oppure s’imbandisce la tavola, con candele accese e fumi d’incenso, lasciando aperta la porta affinché i morti possano entrare (Tonchino, regione del Vietnam); si venerano le tavolette degli antenati, offrendo libazioni per il bene di tutta la famiglia (Cina, Cocincina). Anche nell’antico Egitto venivano accesi fuochi nuovi nei templi, nelle cappelle funerarie e davanti alle porte delle case affinché i morti potessero entrare liberamente.
Il cristianesimo non ha concordato il suo calendario religioso basato sulla vita di Gesù con quello civile, perciò il capodanno coincide approssimativamente con la festa della circoncisione del Signore 8 giorni dopo la sua nascita. Dal punto di vista devozionale tuttavia la chiesa cattolica tiene conto della data civile celebrando il 31 dicembre un Te Deum di ringraziamento dei benefici ricevuti nell’anno che se ne va e invocando, il 1° gennaio, Veni Creator, lo Spirito Santo, affinché illumini i singoli fedeli e la comunità nell’anno nuovo.
A ogni modo, qualsiasi sia il vostro rituale per salutare il vecchio anno, ne suggeriamo un paio che si possono fare sia da soli che in gruppo.
PRIMO RITUALE: sull’intenzione del nuovo anno.
Scrivete, da soli o insieme a un gruppo di persone, su un foglietto il desiderio del nuovo anno, accertandovi che sia il più preciso e abbreviato possibile, senza possibilità di fraintendimento. Procuratevi un contenitore di terracotta o alluminio, basta che sia resistente al fuoco, e alla mezzanotte, bruciando il pezzo di carta su cui avete scritto il desiderio, lasciatelo incenerire nel contenitore portando una preghiera di ascolto all’Universo:
“In accordo con le leggi dell’Universo, sono qui a cocreare il mio nuovo anno. Che la mia intenzione di…. sia sigillata nello spazio tempo e resa certezza fin da ora. Così è, così è, così è.”
Una volta bruciato ringraziate per essere stati ascoltati e festeggiate come meglio potete il nuovo anno.
SECONDO RITUALE: la meditazione del silenzio, da fare 5 minuti prima e 5 minuti dopo la Mezzanotte.
Ci si predispone in una posizione comoda ma attiva (si può fare anche da in piedi) e, se si è in compagnia, si possono tenere le mani con gli altri compagni. Si porta l’attenzione al respiro, accertandosi che il corpo sia sempre più rilassato, e semplicemente ci si mette a osservare dall’interno lo spazio del sentire.
Via via che la mezzanotte si avvicina, soprattutto se si sentono, in lontananza, i festeggiamenti convulsi dell’emotivo, che la maggior parte delle persone si ritrovano a condividere, si immagina di concentrare tutta quella potente energia all’altezza del cuore e di poterla, una volta raccolta tutta, lanciare verso l’intenzione o il desiderio che più ci sembra impellente.
Tenere questo stato per almeno 5 minuti dopo la mezzanotte, concludendo con un Augurio alle persone che con noi sono presenti al rituale e, soprattutto, a noi stessi.
Se avete piacere di farlo insieme a noi, vi invitiamo al nostro Capodanno dell’Essere in presenza:
https://www.facebook.com/events/1301974720647031
Auguri a tutti!
Luca Capozza.