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Lasciar andare il giudizio con le pratiche di Mindfulness

La mente umana è programmata per orientarsi verso il giudizio duale nei confronti di qualsiasi cosa.

A partire dalla prima infanzia, durante la quale impariamo a classificare le esperienze interne ed esterne come piacevoli o spiacevoli, sviluppiamo uno sguardo duale; proseguiamo poi con l’educazione familiare e sociale che permea la nostra mente attraverso il giusto e lo sbagliato, il buono e il cattivo, il bello e il brutto.

Senza un lavoro interiore di consapevolezza, da adulti ci ritroviamo invischiati in un continuo chiacchiericcio mentale, che ci guida nel guardare noi stessi e il mondo con lo stesso sguardo duale. La maggior parte delle persone, però, non sa di essere prigioniera del giudizio, perché molti coincidono con i loro pensieri, ossia li ritengono verità assolute e inconfutabili.

Non si accorgono che sono il frutto di un condizionamento, di una ripetizione nell’apprendimento di determinare regole morali, culturali e familiari.

Gli effetti collaterali del giudizio

Il giudizio è una forma psichica che classifica tutto in due macro categorie: il giusto e lo sbagliato. Dunque la realtà esterna viene vista attraverso questo filtro, che la distorce e la rende soggettiva.

Ognuno di noi, in modo automatico, giudica tutto. Quante volte ti è capitato di dirti che non vai bene, che sei troppo grasso, troppo magro, troppo pigro, troppo irruento ecc? Quante volte ti sei sentito inadeguato perché eri convinto che il tuo comportamento o la tua forma fisica fossero sbagliati?

In tutti questi casi, come ti sei sentito a livello emotivo? Sicuramente hai provato colpa, vergogna, disagio, fastidio, imbarazzo, malessere, sofferenza.

Queste sensazioni sono ciò che distingue il vero giudizio da semplici opinioni o osservazioni neutre della realtà. Se io constato di essere alta un metro e cinquanta, ma dentro sono serena, significa che quella è un’osservazione neutra. Se io ritengo che il colore blu non mi piace, ma rimango neutra quando lo osservo nei vestiti altrui o su una parete, allora quella è una semplice opinione, cioè un gusto personale.

Il problema del giudizio sorge quando mi sento inadeguata perché sono convinta di essere troppo bassa, oppure quando vedo il blu e storgo il naso pensando “che schifo”, e provando fastidio.

Il giudizio quindi non è solo una forma pensiero che classifica qualcosa in categorie “bello” o “brutto”, ma è una carica interna emotiva correlata a quel pensiero. Ciò significa che siamo identificati con l’idea che ciò che è giusto per noi lo è in assoluto. 

Gli effetti collaterali di tale identificazione, dunque, riguardano più che altro la sfera emotiva, e di conseguenza quella relazionale. Agire da uno spazio di giudizio genera sofferenza, sotto molteplici forme, come il fastidio, il disprezzo, la vergogna.

Inoltre, nelle relazioni con gli altri, ci costringe spesso a entrare in conflitto per difendere ciò che per noi è giusto in assoluto, ci fa allontanare da persone che riteniamo indegne della nostra amicizia in quanto diverse nel modo di vedere le cose.

In sostanza il giudizio ci toglie un sacco di energia mentale ed emotiva, e quindi di conseguenza fisica. Ci stanca di più, ci fa sforzare nel tentativo di cambiare noi stessi e gli altri, affinché ci si avvicini alla versione ritenuta più giusta dalla nostra mente.

Il giudizio può essere talmente invasivo da bloccarci nelle situazioni. In molte persone vive una voce interna impietosa, che continuamente svilisce, sminuisce, mortifica e scoraggia.

Spesso accade di sentirci inibiti, incapaci, indegni, e quindi, come in una profezia che si autoavvera, non riusciamo a raggiungere gli obiettivi e i risultati di vita che il nostro cuore desidera.

La Mindfulness applicata al giudizio

Attraverso le tecniche di Mindfulness, è possibile compiere un lavoro molto profondo che ci permette di liberarci dalle voci giudicanti che vivono dentro di noi. Serve iniziare un allenamento costante e disciplinato, per imparare a essere presenti quando la mente produce pensieri di giudizio.

Si inizia a piccoli passi, cioè pochi istanti al giorno, cercando di accorgerci di un pensiero giudicante. Per esempio, mentre ci vestiamo al mattino, ci accorgiamo che la mente pensa: “dovresti essere più prestante, guarda che pancia!”. Ecco, in quel momento, facciamo un respiro e ci diciamo “questo è il giudice che vive nella mia mente”. Oppure, mentre camminiamo per strada, ci accorgiamo che la mente pensa: “Guarda quella com’è vestita, è ridicola”, e di nuovo facciamo un respiro e ci diciamo “ecco il giudice che vive nella mia mente”. La chiave non è combattere il giudizio entrando in sfida, bensì osservarlo ogni giorno. Questo processo di auto-osservazione genera spazio tra la nostra coscienza e i pensieri giudicanti prodotti dalla mente, e in quello spazio c’è più quiete, per cui pian piano veniamo sempre meno agganciati nelle nostre emozioni.

L’obiettivo di un lavoro di auto-osservazione sul giudizio, riguarda la possibilità di aprire il cuore alla perfetta imperfezione, ossia di imparare a guardare noi stessi e il mondo in modo neutro, cioè come se non ci fosse un paragone.

E questo non significa non avere gusti personali, opinioni, posizioni interne. Significa piuttosto includere le nostre opinioni e quelle degli altri nella perfezione del creato.

Significa dare un senso al nostro essere alti un metro e cinquanta, alla nostra pancetta da qualche chilo di troppo, ecc. Significa tendere a incarnare la miglior versione di noi stessi senza doverci per forza sentire inadeguati nel punto in cui siamo arrivati ora.

Il Cuore ha una logica unificata, sa vedere tutto nella sua sfumatura di bellezza, perché comprende che tutto ha senso, se è come è. Auto-osservare il giudizio apre spazi di coscienza che sono connessi al cuore, più che alla mente. La meraviglia, a quel punto, è dietro ogni angolo.

Liberarci dal giudizio quindi significa saperlo osservare, senza più coincidere con quei pensieri e con quelle sensazioni di fastidio, fino al punto in cui perderanno potere e si diraderanno nella loro manifestazione. E finalmente, potremo godere di un’immensa sensazione di libertà!

Questo intervento ha il solo fine di divulgare informazioni sull’essere umano e nuovi punti di vista, dando strumenti di conoscenza e di studio e strumenti della relazione d’aiuto, non è da considerarsi in alcun modo suggerimento medico o psicologico.

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