Se in uno dei precedenti articoli ho parlato di paura artificiale legata ai mass media, mi addentro ora su un altro aspetto piuttosto affine: l’ansia alimentata da ripetuti allarmismi.
Se diamo uno sguardo all’etimologia della parola ansia vediamo come questo bene rappresenta ciò che proviamo nel corpo quando la viviamo.
Infatti la parola ansia ha origine dal latino anxia, e deriva dal verbo ango che significa stringere, soffocare.
In effetti, quando proviamo stati di ansia più o meno acuti, la sensazione più comune è proprio quella di una parte del nostro corpo che si stringe o una parte che si sente soffocare (più comunemente lo stomaco nel primo esempio e il petto nel secondo caso, ma non solo…).

L'Ansia ha una sua storia
Come per la paura, anche l’ansia ha una sua storia, ma mentre la paura è un’emozione primaria, l’ansia, invece, non è per nulla un’emozione, come molti confondono, piuttosto una copertura dell’emozione.
Freud aveva individuato l’ansia come la manifestazione della difesa verso traumi piuttosto infantili, quindi vissuti da molto piccoli. Questi, secondo le sue osservazioni, portano a essere rimossi, evitati o nascosti nel nostro inconscio i cui effetti non possono essere visibili se non come l’aleggiare di un fantasma che si muove come una strana sensazione non definibile, ovvero l’ansia
Ansia e sistema nervoso
In effetti quanto osservato da Freud ha la sua spiegazione, coerente anche con quello che succede nel nostro sistema nervoso di fronte a situazioni al di fuori del nostro “apparente” controllo.
Come per la paura e per lo stress, anche l’ansia attiva il nostro sistema nervoso simpatico, una delle due branche del sistema nervoso autonomo che interviene nel controllo delle funzioni corporee volontarie. In particolare interviene per facilitare un’azione fisica atta a scaricare l’energia che sta veicolando dentro il nostro sistema, come quando scarichiamo l’adrenalina dell’eccitamento con una vera e propria azione fisica.
Se quella formazione di carica elettrica trova il suo sfogo, ecco che avviene il passaggio verso il sistema nervoso parasimpatico, addetto al ripristino dell’equilibrio dopo l’azione, anche addetto al riposo e alla guarigione.
Ecco allora che se noi veniamo continuamente sollecitati da allarmismi di varia natura (non solo quelli provenienti dall’esterno, ma anche quelli provenienti, per esempio, dal nostro rimuginio mentale) il nostro sistema simpatico viene sollecitato portando il nostro corpo nella sensazione di dover fare qualcosa, anche se non sappiamo esattamente cosa fare, poiché siamo dentro a un vero e proprio film della nostra mente catastrofica.
Cosa possiamo fare, allora, per non alimentare il nostro stato di ansia e, invece, riportare il presente più attivo del nostro futuro incerto?

La soluzione è alla portata del nostro respiro
Il respiro è sicuramente la prima cosa che ci radica nel presente, e di cui tutti noi siamo muniti, ma oggi più che mai il compito verso il quale siamo chiamati è quello di disciplinare la nostra mente affinché non sia schiava di meccanismi e in balia di quali informazioni riceve.
Un conto è attivare una situazione strategica per l’imminente arrivo di un terremoto, per esempio, un altro è passare ogni giorno della nostra vita immersi in quella sensazione irregolare di ansia che si alimenta dalle continue informazioni che la nostra stessa mente ricerca pur di vivere sotto l’impulso di una continua adrenalina passiva.
Se ci immergiamo ogni giorno vivendo immaginari eventi catastrofici non facciamo altro che alimentare in noi continui stimoli che, tenuti sottobanco dalla nostra ansia, si auto alimentano come dentro a una pentola a pressione, e che prima o poi verranno prepotentemente a galla con tutta la loro vera, questa volta, forza catastrofica.
Impariamo davvero ad alimentarci di cosa rende le nostre vite costruttive e non il contrario.