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La creatività come strategia di vita: nutrire l’intelligenza neotenica

Viviamo in un mondo che cambia rapidamente, pieno di imprevisti, urgenze e continui stimoli esterni. In questo contesto, la creatività non è un semplice talento riservato a pochi eletti, ma può diventare una vera e propria strategia di vita — un modo consapevole di vivere, adattarsi, rispondere e reinventarsi.

Alla base di questa visione c’è la consapevolezza che siamo essere umani “neotenici”: la cosiddetta Neotenia — ossia la “fetalizzazione” evolutiva che caratterizza la specie umana — ha preservato una disposizione “bambina” dentro di noi, non solo fisica, ma soprattutto cognitiva e comportamentale. 

In altre parole: la nostra mente conserva la capacità di stupirsi, di giocare, di esplorare, di sperimentare — proprio come un bambino. Questa “giovinezza mentale” è preziosa perché ci apre alla possibilità di vedere il mondo non come un dato immutabile, ma come un campo aperto di potenzialità.

Creatività: molto più di “fare arte”

Spesso con “creatività” si pensa immediatamente ad arte, musica, scrittura — e certo queste sono le sue manifestazioni più tangibili e plateali. Ma la creatività, intesa in senso più ampio, è la capacità di generare idee, di trovare nuovi collegamenti, di immaginare soluzioni inedite: pensare “nuovo e utile”.

È un modo di essere nel mondo: usare l’intuizione, l’immaginazione, la sensibilità — non soltanto la logica pura o l’abitudine — per rispondere ogni giorno alle sfide che la vita ci pone.

Quando coltiviamo la creatività come atteggiamento, non stiamo solo cercando di fare qualcosa di bello: stiamo allenando la nostra intelligenza neotenica, cioè quella parte di noi aperta al cambiamento, alla sorpresa, alla trasformazione.

Creatività come risposta originale — non reazione automatica

Viviamo in tempi in cui spesso si richiede efficienza, rapidità, prestazioni. Ma queste risposte automatiche — rapide, prevedibili, spesso ripetitive — rischiano di anestetizzare la nostra capacità di vedere oltre, di sentire profondamente, di reagire con inventiva.

Al contrario, una risposta creativa non è preconfezionata. Nasce dal metterci in ascolto: con noi stessi, con gli altri, con la realtà che cambia. Vuol dire concedersi la libertà di esplorare, di sperimentare, di uscire dai sentieri già tracciati. È un’azione di libertà e responsabilità allo stesso tempo.

In questo senso, la creatività diventa una forma di intelligenza — una dimensione essenziale dell’intelligenza umana: non solo logica o analitica, ma immaginativa, adattiva, vitale.

Esercitarsi nella creatività: pratica quotidiana di vita

Ma come coltivare concretamente questa creatività-strategia? Ecco alcune “pratiche di vita” che possono aiutare:

  • Aprirsi all’imprevisto: invece di reagire sempre nello stesso modo, mettersi nella condizione di osservare — con curiosità, senza giudizio — le situazioni, ascoltare il proprio sentire, accogliere anche le incertezze, proprio come nel pilastro mindfulness de “la mente del principiante”;

  • Sperimentare nuove esperienze: cambiare abitudini, imparare qualcosa di nuovo (una lingua, un’arte, un mestiere), viaggiare anche “di testa” — leggere libri diversi, confrontarsi con idee nuove, dialogare con persone diverse;

  • Coltivare l’immaginazione: concedersi spazi creativi: scrivere, disegnare, costruire, progettare, inventare. Anche senza fini “produttivi”: l’atto creativo come gioco, come esplorazione interiore;

  • Accettare l’errore, il dubbio, l’incertezza: spesso le idee originali nascono da gesti imperfetti, da sbagli, da ripensamenti. La creatività ama il disordine temporaneo, la confusione costruttiva — è un processo, non un prodotto;

  • Integrare mente, cuore, corpo: ascoltare sensazioni, emozioni, intuizioni. Non solo ragionare, ma sentire, muoversi, respirare, osservare. In questo modo la creatività diventa integrale — non soltanto “mentale” (maieutica emotiva).

Creatività come etica del divenire

Coltivare la creatività come stile di vita significa anche abbracciare un’etica del divenire, del cambiamento, della disponibilità. Significa riconoscere che la vita non è un insieme di problemi da risolvere con fredda efficienza, ma un flusso continuo di possibilità, di connessioni, di metamorfosi.

In questo senso, la creatività diventa un atto di responsabilità — verso se stessi, verso gli altri, verso il mondo. È un modo di onorare la nostra natura neotenica, la nostra apertura al nuovo, la nostra capacità di reinventarsi.

Quando rispondiamo con creatività agli eventi, stiamo riconoscendo che nulla è dato una volta per tutte, che ogni situazione porta in sé un potenziale. E decidiamo di viverla da protagonisti, non da semplici reattori.

Creatività come etica del divenire

Come per ogni percorso autentico, la creatività-strategia non è facile: richiede coraggio, tempo, cura, attenzione. Richiede la volontà di rompere schemi, di osare, di camminare in bilico tra sicurezza e rischio, tra comfort zone e ignoto.

Ma è una promessa — quella di una vita più piena, più libera, più consapevole. Una vita in cui non siamo solo consumatori o esecutori, ma co-creatori del nostro esistere.

La creatività come strategia di vita ci invita a restare “giovani dentro”, a mantenere aperta la finestra dell’immaginazione, a rispondere al mondo non con la paura, il meccanico, il prevedibile — ma con la capacità di reinventare, riconnettere, trasformare.

E nel farlo, scopriamo che l’intelligenza non è solo una questione di razionalità, ma un atto di coraggio, di apertura, di bellezza, e quando la intrecci alla consapevolezza di sé, grazie agli esercizi mindfulness, è davvero tutto un altro vivere!

Questo intervento ha il solo fine di divulgare informazioni sull’essere umano e nuovi punti di vista, dando strumenti di conoscenza e di studio e strumenti della relazione d’aiuto, non è da considerarsi in alcun modo suggerimento medico o psicologico.

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