La distrazione si può manifestare in molti modi e in diversi gradi di “gravità”: si può essere distratti nello studio, nell’ascolto degli altri, nelle azioni che compiamo; si può essere distratti nel senso che non riusciamo a ricordare le cose, perdiamo gli oggetti, ci tempestiamo di dubbi su tutto (avrò chiuso la porta a chiave?). Ma sicuramente ognuno di noi, in quest’epoca moderna, ha sperimentato e sperimenta spazi di distrazione, perché oggi come non mai questo disturbo è alquanto dilagante.
Le cause della distrazione mentale
Quando siamo distratti, significa che non siamo presenti. Vale a dire che la nostra attenzione è dissipata dietro a qualcosa che sta nella nostra mente e non ha a che fare con l’azione che stiamo svolgendo.
E’ molto interessante analizzare l’etimologia della parola stessa. Distrazione deriva dal latino “distractionem”, ossia “distractio”, a sua volta derivazione di “distrahére”, che significa separare, disgiungere.
Quando siamo distratti, in realtà cosa stiamo separando, disgiungendo? Stiamo creando separazione tra noi stessi e il momento presente. Cioè, mentre il nostro corpo è in un luogo e fa qualcosa, la nostra mente è da un’altra parte, è separata, è disgiunta dal corpo stesso. E quindi inevitabilmente c’è come un cortocircuito nella nostra coscienza, non siamo unificati, non siamo interi, integri.
Se per esempio, quando esco di casa non sono presente perché sto pensando a cosa succederà nella riunione di lavoro che inizia tra un’ora, è probabile che io compia tutti i gesti necessari in modo meccanico, senza realmente “esserci”. Dunque, quando poi sono in macchina, arriva una vocina che mi insinua il dubbio: avrò chiuso bene la porta? Avrò spento il fornello? Avrò dato da mangiare al gatto?
Se sto parlando con un’amica e dopo un po’ mi accorgo che non ho capito cosa sta dicendo, è perché in quel momento la mia mente sta vagando da un’altra parte, e dunque le mie orecchie “non sentono”.
Se mentre studio o leggo un libro, perdo continuamente il filo del discorso e mi tocca rileggere tre volte la stessa riga, vuol dire che in quel momento la mente è altrove, si sta occupando o del passato o del futuro.
Dunque, essere distratti significa non riuscire a utilizzare in modo consapevole la nostra attenzione, affinché essa rimanga nel qui e ora, in ciò che sto facendo in questo momento. E’ come una strategia di evitamento che ci porta via dal presente, che ci sposta in uno spazio che in effetti non esiste (perché è già passato o deve ancora arrivare).
Può succedere che ci distraiamo proprio quando facciamo delle cose che in realtà non ci piacciono, anzi, ci fanno sentire inadeguati, inadatti, generano fatica e sforzo. Allora in questo caso, ancora di più, la distrazione è una fuga dal malessere, è come un meccanismo che la mente attua in modo automatico per non farci sentire il disagio, o perlomeno per non farcene accorgere più di tanto.
Questo è l’esempio di tantissimi studenti, che fanno una grande fatica a studiare argomenti o materie che non amano, che in qualche modo sentono noiose e inutili. Ma è anche il caso di molti lavoratori che hanno scelto un lavoro solo per ottenere uno stipendio in fondo al mese ma non hanno nessun interesse verso la mansione che devono svolgere.
La distrazione dunque può essere o un meccanismo automatico di evitamento del disagio, oppure un meccanismo automatico di spostamento dell’attenzione su preoccupazioni del passato e del futuro.
Scaturisce dal vivere come automi, guidati dal pilota automatico che vive nella nostra mente, senza che noi ci accorgiamo del processo nella sua interezza.
Un terzo modo per distrarsi, è rappresentato da tutti quegli atteggiamenti compulsivi che mettiamo in atto per compensare un vuoto. Se per esempio provo solitudine, mi distraggo chiamando le mie amiche, mi distraggo guardando la televisione, mi distraggo mangiando schifezze.
Se provo dolore per la perdita di qualcuno, magari inizio a vivere in modo frenetico affinché il tempo scorra più velocemente e i pensieri possano non soffermarsi più di tanto sul dolore stesso. Anche in questo caso è una sorta di fuga dalla realtà, è un modo per non sentire ciò che si muove dentro di noi, per scacciarlo e fare finta che non ci sia.
Purtroppo tutti questi meccanismi di distrazione in realtà perpetuano il problema e fanno sì che i disagi interiori non si risolvano ma anzi, si intensifichino.

Perché è il disturbo del nuovo millennio
Sicuramente oggi la distrazione è molto più dilagante rispetto a un tempo. Questo dipende dal fatto che, soprattutto negli ultimi 70 anni, la nostra società si è profondamente modificata, divenendo una società frenetica, strapiena di stimoli, input e preoccupazioni.
La maggior parte delle persone vive sempre di corsa, senza avere molto tempo per se o per fermarsi ad ascoltare cosa si muove dentro. Molti di noi non conoscono la parola rilassamento, credendo di rilassarsi mentre guardano la tv, ma senza accorgersi che la mente in quel modo non si rilassa affatto, ma anzi, continua a essere bombardata di informazioni, immagini e suoni.
Il nuovo millennio ci ha portato velocità nei ritmi della vita, ci ha portato i social e il mondo virtuale come modalità di relazione con il mondo esterno, ci ha portato frenesia nei consumi e nel cercare sempre una soddisfazione nel mero oggetto.
Di fronte a questi meccanismi sociali, l’essere umano si distrae di più, inevitabilmente. In primis perché deve seguire ritmi e tempi non umani e quindi perde dei pezzi per la strada (ci dimentichiamo le cose quando siamo troppo oberati).
In secondo luogo perché la mente ha iniziato a orientarsi verso il superfluo, verso la compensazione: si desiderano oggetti solo per colmare dei vuoti dentro di noi, e dunque questa strategia mentale ci distrae dai veri valori, da ciò che davvero è importante per il nostro cuore.

Come affrontare il disturbo da distrazione
La chiave di svolta per risolvere il problema è costituita dagli esercizi di presenza. Quando iniziamo a praticare l’attenzione al qui e ora, iniziamo a creare un’ancora di consapevolezza che ci permette di ampliare lo sguardo e di riconoscere i meccanismi della distrazione stessa.
Possiamo analizzare il processo di risveglio della consapevolezza nei tre casi di distrazione visti sopra:
- nel caso in cui io sia distratta perché non mi piace ciò che sto facendo, non amo ciò che sto studiando, non ho voglia di fare quella cosa lì, allora anziché lasciare che la mente se ne vada per i fatti suoi, io mi collego al mio respiro e inizio a percepire il corpo, inizio a portare attenzione proprio alle sensazioni di disagio: alla noia, alla non voglia, al fastidio che mi provoca lo studio ecc. Resto presente a ciò che accade, e inizio poi a chiedermi “come posso vivere questa azione in modo più sano e funzionale?”; in questo modo, magari si possono attivare dentro di me delle soluzioni intuitive, come per esempio quella di studiare solo per mezz’ora in modo concentrato e poi fare una pausa, e poi ricominciare, ecc.
- nel caso in cui io sia distratta perché la mia mente entra sempre nel rimuginio del passato e del futuro, e quindi tendo a dimenticarmi o perdere in giro le mie cose, tendo a non ricordare cosa ho fatto o non fatto cinque minuti prima, non ascolto gli altri ecc., allora una buona soluzione è quella di introdurre una pratica meditativa quotidiana che aiuti a placare la mente, a renderla più pulita dalle forme-pensiero che inducono preoccupazione, a coltivare una maggior presenza nell’azione, affinché la concentrazione e il focusing vengano direzionati al momento presente;
- nel caso in cui io sia distratta perché ho un malessere profondo e non voglio affrontarlo, è necessario fare un lavoro più profondo di guarigione del malessere stesso: se reagisco con la distrazione a sensazioni di disagio, solitudine, dolore, mancanza ecc. allora devo prima o poi prendermi la responsabilità di questo vuoto interiore affinché io possa comprenderlo e guarirlo. In questo caso è opportuno un percorso di consapevolezza in cui metto in atto tutto ciò che è possibile per poter entrare più in profondità, ascoltare questa sofferenza e riconoscere le sue vere cause profonde, finché poi non riesco a trasmutarla in potere personale.
Dunque la distrazione è un disturbo diffuso ma esistono ottime soluzioni per lasciarla andare, in modo da vivere una vita più leggera, spensierata, appagante. La distrazione di per sé genera molta fatica.
Dunque, sanarla è un modo per alleggerirci dalle nostre catene, dai nostri pesi, affinché il cammino verso la nostra auto-realizzazione risulti più fluido e armonioso.
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